Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Ritorna la casa maledetta, forse uno dei motivi più ricorrenti nel cinema horror, se non proprio il più ricorrente di tutti. La magia di Fulci in un plot molto codificato come questo sta nel dilatare le sensazioni con un incredibile uso di colori, tempi, suoni e il loro compenetrante montaggio. Belli, per esempio, gli stacchi rapidissimi tra gli sguardi di moglie, marito e baby sitter. Ma il gioco-forza di Fulci rimane il gusto per l'atto efferato che dà personalità al film. Le scene splatter sono davvero forti e per nulla inutili. Sono invece fondamentali per entrare nella dimensione disturbante dell'intera pellicola. Anche i passaggi tra realtà e irrazionale sono sfumati, ovattando i contorni di questa storia estrema e dandogli così la caratura di una favola. Non siamo di certo nella favola nera di "Suspiria", ma ci avviciniamo davvero all'idea dell'orrore infantile. Non per altro i protagonisti son due bambini, e il figlio biondissimo della coppia, è davvero bravo e trascinante. Il mito della casa, del babau che sta nell'armadio o in fondo alla cantina, le armi da taglio che sono sempre giochi affascinanti, ma pericolosi e quindi proibiti (c'entrano forse con il membro?), e tante altre soluzioni, ci fanno entrare in un universo infantile, anche se nero. Ed è ammissione anche dello stesso sceneggiatore Dardano Sacchetti. L'evidente direzione infantile, che ritroviamo non solo nelle soluzioni narrative quanto anche nel linguaggio registico fatto di piani sequenza lenti, scene sorde, quasi narcotizzate, ci fanno ricordare quei sogni, o incubi, ad occhi aperti che si facevano da piccoli.
In ultimo un plauso esagerato al dottor. Freudstein: una vera maschera dell'orrore che non ha nulla da invidiare a tante altre icone dell'horror se non il fatto di non aver goduto della stessa prosperità. Ha una silouhette e un look da fumetto che aiuta sempre di più la già precedentemente espressa idea di infantilizzare e di conseguenza mitizzare l'immaginario del film.
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