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Lo straniero che venne dal mare

Regia di Beeban Kidron vedi scheda film

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La recensione su Lo straniero che venne dal mare

di Lina
6 stelle

Drammone sentimentale romanzato di rara suggestività, ma anche sconclusionato e melenso in molti punti.

La Cornovaglia di fine ottocento è senz'altro uno scenario assai influente ed affascinante, ma la storia nonostante un poeticismo idealista e bucolico di fondo di grande effetto, finisce con il trasmettere molto meno di quel che si propone inizialmente di fare grazie ad una discreta partenza e delle ottime premesse. Gli spunti sono buoni, ma sviluppati attraverso una sceneggiatura banale che mescola i propri elementi con mediocre abilità senza riuscire a toccare veramente nel profondo, lasciando lo spettatore con la sensazione che manchi qualcosa.

Bellissimi i paesaggi, perfetta la fotografia, ma la colonna sonora è del tutto trascurabile ed inefficace e la scelta del cast anche se discreta, lascia a desiderare in quanto non si fonde bene ed offre una recitazione appena sufficiente poichè Rachel Weisz è graziosa e convincente al minimo sindacale e Vincent Perez, sarà pure uno gnocco dallo sguardo magnetico, ma è legnoso e talvolta amorfo e discutibile mentre si sforza di parlare con l'accento russo e benchè la sua bella presenza riesca a bucare lo schermo più di quanto serva, sarebbe stato meglio vedere un Gerard Butler al suo posto. Inoltre, sul set, non riesce a sviluppare con la Weisz un'alchimia che tolga il fiato nonostante la presenza di alcune scene d'amore bellissime.

La trama è molto semplice, ma coinvolgente perchè la narrazione è trascinante ed efficace ed è inoltre ricca di ottimi dialoghi e di momenti toccanti mentre affronta tematiche interessanti ed impegnative come il razzismo, il pregiudizio, l'ipocrisia, l'anticonformismo, la solitudine, le malattie, l'amore incondizionato e la capacità di andare avanti nonostante le difficoltà della vita che la rendono un'opera completa e quasi classica. Tuttavia, non è un film di denuncia, ma è più che altro un polpettone che sfruttando false atmosfere a' "La lettera scarlatta" style che possano ricordare in qualche modo l'emancipazione femminile di pensiero di Hester vissuta attraverso l'esperienza di Amy in questo caso, rimane irrisolto proprio dal punto di vista ideologico poichè non approfondito a sufficienza e ricco di ambiguità la cui malinconia di fondo non ce la fa più a nascondere quando si giunge ad un epilogo che è probabilmente la parte più brutta, infelice ed insoluta dell'intera pellicola.

 

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