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The Block Island Sound

Regia di Kevin McManus, Matthew McManus vedi scheda film

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La recensione su The Block Island Sound

di mck
7 stelle

The Vast of Strait (in the Ocean of Night). Stati Uniti Galattici: Esportatori di Salvezza.

 

 

Quel piccolo gioiellino (mi si vorrà perdonare la reiterata diminuzione, ma per il capolavoro aspettiamo almeno l’opera seconda) di “the Vast of Night” rimane irraggiungibile, e qui [con assonanze che possono andare dal dittico originale (Colin Egglestone) + remake (Jamie Blanks) di “Long WeekEnd” (Everett De Roche), per quanto concerne la Natura, a quello composto da “Resolution” + “the Endless” (Justin Benson & Aaron Moorhead), per ciò che riguarda l’alienità vera e propria o l’alterità da un’altro Esistente sovrapposto (“MidNight Special” di Jeff Nichols) al nostro], siam più dalle parti - per resa finale ed ambientazione geografica, non per tecniche narratologiche utilizzate, né per le tematiche propriamente e principalmente trattate {anche se i riferimenti alla toxoplasmosi (ma si potrebbero aggiungere altri elementi in tema: le formiche Camponotus leonardii “zombificate” dal fungo parassita Ophiocordyceps unilateralis, e il genere di batteri Wolbachia sp. che, con una endosimbiosi parassitica non propriamente mutuale, interferiscono sulla sessualità degli invertebrati - artropodi [hexapodi (insetti), chelicerati (aracnidi), crostacei, etc…], ma non molluschi - rendendoli dipendenti dal PdV del ciclo riproduttivo eliminando i maschi o trasformandoli in femmine partenogeniche) son un altro tratto d’unione interessante}, ché per quelle l’esempio fatto richiamando l’attenzione a proposito dell’esordio di Andrew Patterson calza a pennello - di un “the Bay” (il film che Barry Levinson inscena attraverso la tecnica del mockumentary incentrandolo sulla realizzazione di un documentario costituito da found footage), ma “the Block Island Sound” (con “sound” nel senso stretto di... “stretto (di mare)”, in Rhode Island (e "quindi"... H.P.Lovecraft), ma anche con l’accezione di suono, disturbo, rumore bianco), l’opera seconda, dopo “Funeral Kings”, dei fratelli Kevin e Matthew McManus (che, in mezzo alle due prove cinematografiche, hanno scritto e prodotto vari episodi di Da Vinci’s Demons e, soprattutto, American Vandal e Cobra Kai), convince sufficientemente ed avvince discretamente [a parte il contro-finale che, se da una parte può essere una lieve e non dirimente spinta verso la realizzazione di un séguito, dall’altra scardina le regole legate a quel tipo di abduzione aliena che fino a quel dato momento abbiamo imparato a conoscere per come ci sono state presentate e raccontate: mi piace pensare che lassù, la madre (e, da un altro PdV, rimane il dubbio, fra l’altro chiaramente espresso da lei stessa, sul perché la dottoressa le abbia consigliato di parlare personalmente con il suo ex paziente affetto da ipersensibilità elettromagnetica, mentre in realtà l'EHS si rivela non essere la patologia - che malattia infine si rivelerà non essere, ma non è questo il punto - principale), abbia dato del filo da torcere ai ricercatori, sperimentatori e vivisezionatori in visita].

 

 

- “A questa rana mancherà la sua famiglia.”
- “Lo zio Harry ha detto che tu tiri sempre animali fuori dall’acqua.”
- “È diverso: la maggior parte poi fa ritorno all’oceano.”
- “Ma non tutti.”
- “Quasi.”
- “Alcuni muoiono.”
- “So che ti suona un po’ strano. Ma la maggior parte dei pesci che preleviamo viene ributtata in acqua pochi giorni dopo. Li usiamo per imparare. Li studiamo così possiamo conoscerli bene e aiutarli meglio.”
- “Ma in che modo li aiutate se alla fine molti di loro muoiono?”
- “So che sembra una cosa brutta e spaventosa, ma prendendo qualche pesciolino coraggioso dal mare e studiandolo, riusciremo ad aiutare tutti gli altri pesci. Stiamo facendo una cosa buona!”
- “Io voglio solo conoscere meglio la rana!”

La (big/long) “tag”-line viene ripetuta con un richiamo completo sul finale: il rischio ridondanza (il significato era chiaro già al primo ascolto) è però scongiurato.

 

Buon cast: il protagonista Chris Sheffield, sua sorella (e sorella dei due registi) Michaela McManus, il loro padre Neville Archambault, poi Jim Cummings (amico cospirazionista di lui), Ryan O’Flanagan (collega ed amico di lei), Matilda Lawler (figlia e nipote), il veterano Willie C. Carpenter (un poliziotto guardiacosta) e Jeremy Holm (il solitario).
E buon comparto tecnico-artistico: fotografia di Alan Gwizdowski, montaggio di Derek Desmond e musiche di Paul Koch.

Qualche incongruenza, ingenuità, irrisolutezza e scorciatoia (a volte verso strade senza uscita) di troppo, ma molto gradevole.

 

 

La Vastità dello Stretto (nell’Oceano della Notte).

 

Stati Uniti Galattici: Esportatori di Salvezza.

* * * (¼) ½ - 6.75   

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