Regia di Joachim Trier vedi scheda film
Una versione aggiornata del favoloso mondo di Amèlie? (che per chi scrive è tra i film più sopravvalutati degli ultimi trent’anni) o un albo illustrato di frustrazioni e tendenze delle nuove generazioni in procinto di maturità? Forse, e più probabilmente, il resoconto di un’insofferenza alla vita, alla stabilità, a qualsiasi cosa che non risponda a impulsi di pancia, capricci da soddisfare al momento.
C’è davvero ancora bisogno nel 2022 di svincolare la donna dalla madre per rivendicare il ruolo e l’identità sociali della prima?
Di fronte a un aborto spontaneo, Julie sorride serena, scampando per l’ennesima volta alla dura responsabilità di una scelta e respingendo qualsiasi sana immedesimazione possibile.
Un film che comunque può piacere: denota un certo trasporto nella prima parte (la seconda, con il subentrare fuori luogo della malattia, è un fardello), ha un approccio pop a tratti frizzante (seppure la suddivisione in capitoli non sia per nulla nuova al cinema) e almeno una sequenza a suo modo memorabile, ovvero quella del trip.
Ma per il resto, aiuto.
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