Regia di Joachim Trier vedi scheda film
Film "di formazione" intenso e ben girato. Ottima la prova attoriale di Renate Reinsve.
Siamo in Norvegia,una ragazza,tale Jule, le cui azioni ci vengono spiegate da una voce narrante fuori campo, che a tratti irrompe, consegue brillantemente il diploma e s'iscrive alla facoltà di medicina. Poi però si accorge che l'oggetto dei suoi interessi è la mente delle persone, non il corpo e perciò passa a psicologia, ma l'entusiasmo dura poco, è più attratta da ciò che vede, abbandona gli studi per dedicarsi all'attività di fotografa, infine si ritrova a lavorare come commessa in una libreria; insomma non ha le idee molto chiare, come diverse persone alla sua età. Anche dal punto di vista sentimentale,è molto volubile. Una sera in un locale incontra Aksel, un “graphic novel” quarantenne, autore di successo di fumetti underground, con protagonista un eroe politicamente scorretto, se ne 'innamora e va a vivere con lui, conosce la sua famiglia e i suoi amici molto “radical chic”, che la canzonano bonariamente per un suo articolo postato sul suo blog“Sesso orale al tempo del #metoo,” che invece piace al compagno. Lui è affettuoso e premuroso, tuttavia il rapporto è conflittuale; ci sono diversi anni di differenza, Aksel, aspira a crearsi una famiglia e ad avere dei figli, Jule è inquieta e titubante,non si sente ancora pronta,è alla ricerca di sé stessa , alle prese con dubbi esistenziali, a caccia di un posto al sole;una ragazza che sperimenta,che cerca la chiave di volta per capire la vita, il mondo, le relazioni interpersonali, l'amore, le emozioni. I capelli di Julie cambiano continuamente colore, come il suo umore e la sua posizione rispetto agli accadimenti; lei deve “diventare “fluida” per adattarsi alle situazioni che di volta in volta le capitano. D'altra parte anche Aksel, è un uomo tormentato, in una scena topica snocciola le tante angustie che attanagliano gli uomini di mezza età: l'insoddisfazione professionale, la paura della incombente vecchiaia e della morte. Il talentuoso regista norvegese struttura la sceneggiatura in dodici capitoli, più un prologo e un epilogo;l'ambientazione a Oslo non è casuale, la capitale norvegese è meravigliosamente al centro della storia, personaggio essa stessa, come lo è stata New York nel cinema di Woody Allen, magistralmente fotografata da Kasper Tuxen, fa da ideale contesto alle vicende; in una piacevole sequenza, Jule s'imbuca a una festa di matrimonio, dopo aver abbandonato la noiosa festa di Aksel. È qui che incontra per la prima volta il coetaneo Eivind:c'è chimica tra loro due, ma si dichiarano subito impegnati e innamorati dei rispettivi partner. Inizia un insolito flirt basato sul gioco di cosa non sia un "tradimento": dal respirare il fumo della sigaretta emesso dalla bocca di uno nell'altra, a mostrarsi in bagno nell'atto di svolgere i propri bisogni, raccontandosi paure e desideri mai dichiarati, trascorrono insieme la notte senza fare l'amore, ciononostante c'è grande intimità, tuttavia decidono di non vedersi mai più,ma l'uomo propone e Dio dispone. A seguire la scena più divertente: Jule, mentre il compagno le sta parlando,esce di casa e inizia a correre all'impazzata per le strade e i quartieri della città in mezzo alla folla e al traffico letteralmente “paralizzati”, per raggiungere il caffè dove lavora Eivind, lo bacia per poi tornare a casa e solo a qual punto i movimenti e le azioni riprendono regolarmente. Rappresentazione plastica della forza di un amore nascente, che eclissa tutto il mondo intorno a sé; Eiwind lascia la moglie Sunniva, un'ecologista patita di yoga e Jule tronca con Askel, ma anche questo nuovo rapporto sarà un fuoco di paglia; Jule resta incinta, Eiwind non sembra contento, si lasciano e durante una doccia la ragazza ha un aborto spontaneo; Julie si riavvicina ad Aksel, quando viene a sapere che è afflitto da un cancro inoperabile, altro capitolo del film, in cui si affronta il tema della morte e soprattutto la fugacità dell'esistenza umana;nell'epilogo Julie lavora come fotografa di scena in un film, dove la protagonista è, guarda un po', la ex moglie di Eivind. Poi la rivediamo nel suo appartamento ormai adulta, mentre cataloga le foto scattate, comprese quelle “rubate” nel casuale incontro con la famigliola felice di Eivind, con nuova moglie e figlio.“La persona peggiore del mondo” è sostanzialmente un racconto di formazione;Jule affronta la vita come viene, un passo alla volta, cercando di uscire dagli schemi prestabiliti, accettando i propri errori e quell'incoerenza, che è prerogativa di ogni essere umano, seguendo un percorso di esplorazione e maturazione, alla ricerca di un approdo, che è forse destinata a non raggiungere mai, perché in realtà non esiste né per lei né per nessun altro; in fondo un po' tutti ci affanniamo e ci dibattiamo per raggiungere qualcosa, ma non sappiamo bene cosa. La vita ha uno scopo? Chissà! Joachim Trier racconta magistralmente le vicissitudini di Jule, affidando alla brava Renate Reinsve il giusto spazio per esprimersi, ma anche valorizzando un cast che la supporta magnificamente; il regista mescolando con perizia i toni, spazia dal dramma alla commedia romantica.Il film ha vinto molti premi, meritatissimi
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