Regia di Frank Darabont vedi scheda film
1935. L’anno che il centenario Paul, oggi ospite di una casa di riposo, ricorderà per il resto della sua vita. Lui che presiedeva nel braccio E del carcere di Could Mountain, chiamato appunto "il miglio verde" che aveva il compito di condurre i condannati alla sedia elettrica. Quell’anno memorabile, fu l’anno di John Coffey, un forzutissimo uomo di colore, condannato per omicidio che si rivelerà un miracolo di Dio. Dall’omonimo romanzo di Stephen King, Frank Darabont tira fuori una sceneggiatura intensa quanto commovente, sviluppata con maestria meticolosa che rende il tutto più viscerale. Più che bravo (come sempre) Tom Hanks, con quel suo sguardo cupo e brillante al contempo, affiancato dallo struggente Michael Clarke Duncan che sviluppa l’anima di John Coffey e fa in modo che anche il pubblico finisca per amarlo. "Il miglio verde" diventa il luogo della redenzione, non solo per sentinelle e detenuti ma anche per gli spettatori che si immedesimano nei personaggi in via di espiazione e maturano il perdono. Il macabro circo delle esecuzioni pubbliche, la cattiveria umana e il suo apprezzamento dell’orrido, provocano quello stato di disgusto che nasce alla bocca dello stomaco e scompare solo alla fine. Notevole anche la fotografia dalle tinte dell’epoca, non sbava e rende tutto più reale. Un buon film che resta nell’immaginario cinefilo, una pellicola da guardare e sentire, almeno una volta nella vita.
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