Regia di Bakhtyar Khudojnazarov vedi scheda film
Esterno giorno in un angolo sperduto dell’Asia centrale. Un giovane scemo di guerra (in Afghanistan) corre per le stradine polverose del villaggio. Sua sorella sogna di diventare un’attrice, segue tutti gli spettacoli dei teatri locali e balla, vestita da anguria, in una compagnia contadina. La loro madre riposa nel cimitero locale e il loro padre si sposta tra Taskent, Samarcanda e Buchara su un’automobile rossa. Un aereo che trasporta passeggeri e merci sorvola pericolosamente tetti, pianure, corsi d’acqua, altopiani. Se non esistono più i tappeti volanti, sono i tetti, sospinti dalle pale delle ventole, a sollevarsi verso il cielo. Da quello stesso cielo può cadere un toro e uccidere un promesso sposo. Un nascituro, concepito in una notte di luna piena dalla protagonista Mamlakat e da un uomo che si finge attore e amico di Tom Cruise, commenta (fuori campo) alcuni snodi di un racconto mercuriale. Tutto si muove, con allegria e lestezza, nel terzo lungometraggio di Bakhtiar Khudojnazarov: veicoli, personaggi, parole, invenzioni visive. La storia e il paesaggio sono scossi da uno slancio vitale, da una fantasia e da un umorismo presi in prestito dalla tradizione orale delle fiabe popolari. Tra Chagall, García Márquez e il neorealismo rosa.
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