Espandi menu
cerca
Luna Papa

Regia di Bakhtyar Khudojnazarov vedi scheda film

Recensioni

L'autore

OGM

OGM

Iscritto dal 7 maggio 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 206
  • Post 123
  • Recensioni 3130
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Luna Papa

di OGM
8 stelle

La poesia incolta e polverosa dell’est riempie le desolate lande tagike di un primitivo gusto della trovata scenica, della caricatura, della commedia contadina. La storia della giovane Makmalat, la ragazzina figlia di un allevatore di conigli e sorella di un invalido di guerra, è intrisa di una puerile forma di ironia, in cui l’elemento buffo si identifica col retrogusto aspro di un’espressività acerba. Il suo rapporto col mondo riesce ad essere nel contempo goffo e appassionato, come lo è la vita che si nutre di sogni, e trasfigura anche la disgrazia attraverso occhi innocenti ed umidi di commozione. Lo stile di Khudojnazarov è intriso di un lirismo selvatico e luccicante di incongruità, come uno spettacolo circense in cui abbondano le belve e i clown, però mancano gli acrobati. L’equilibrio appare infatti perennemente incrinato, come per assecondare i contorni irregolari di una bellezza naturale, priva di levigature, ed eternamente incline a lasciarsi cadere, a scivolare nell’errore, a precipitare nella trappole dell’ingenuità. I percorsi della fantasia seguono sempre le traiettorie oblique dei quadri di Chagall, in cui il volo e la danza sono movimenti disarticolati, in bilico sui profili accidentati della prospettiva, ed indecisi sulla  direzione da prendere. L’inattesa gravidanza di Makmalat, conseguente ad un incontro casuale, nel bosco, con un giovane attore sconosciuto, è il punto in cui la gioia d’amore si confonde con la sorpresa e la paura, in un’ubriacatura di vita che sembra cercare, sopra ogni cosa, la vertigine dell’incoscienza. L’inedita esperienza accentua la sua voglia di vagabondare, di inseguire i fantasmi dei propri desideri: recitare in una compagnia teatrale, viaggiare, e  magari continuare a mettersi nei guai.  Dall’arte di Kusturica, a cui è fin troppo facile accostare quella di Khudojnazarov, quest’ultimo riprende il piglio zingaresco, che attraversa l’esistenza a bordo di uno sgangherato carrozzone, perché solo così è possibile rischiare, andare all’avventura, perpetuando il proprio destino di poveri diavoli, inquieti, imprevidenti, ruspanti e splendidamente imperfetti.  La loro caccia è sempre disorganizzata, disperata, convulsa: è un procedere alla cieca sulla scia della tipica, bonaria rabbia degli ultimi, che, mentre esteriormente si accaniscono, dentro di sé sono certi di non poter mai trovare ed ottenere alcunché.  La famiglia di Makmalat, che decide di andare alla ricerca del misterioso padre del bambino, si comporta come chi è conscio dei propri limiti, eppure si mostra tenace e indifferente alle avversità, perché in ciò consiste la rettitudine dei diseredati. Arrangiarsi è un dovere, esattamente come subirne le conseguenze senza batter ciglio. Anche perché tutto, sia pur tra l’amarezza, deve comunque finire in festa e fantasia.  Luna Papa è l’elegia popolare che canta la vita come un miracolo pieno di zone d’ombra, di risvolti sinistri e misteriosi: un prodigio impregnato di un male onnipresente che è, esso stesso, parte della complessiva, dolorosa magia dell’esistenza.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati