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L'immagine allo specchio

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su L'immagine allo specchio

di Carlo Ceruti
8 stelle

Inizia con un grande appartamento vuoto in cui si aggira Liv Ullmann e già da qui Bergman ci fa intuire, attraverso questo grande spazio, che c'è qualcosa di angoscioso e di anomalo che sconvolge l'attrice. Il volto di Liv è apparentemente sereno, ma dai suoi occhi azzurri profondi ed intensamente espressivi, sembra trasparire qualcosa, qualcosa di oscuro. Persino i suoi gesti sembrano forzati, come se s'imponesse un atteggiamento da mantenere all'esterno per nascondere i suoi pensieri più intimi. E' sempre estremamente lenta, cauta, quasi apatica.
Pian piano poi, come in un mosaico, la sua psicologia inizia a comporsi e vediamo così che si tratta di una psichiatra col marito in viaggio e che sta per far visita ai nonni. Dopodiché conosce Erland Josephson: un ginecologo divorziato. Quest'uomo non bello ma elegante, eretto e signorile sembra donarle un po' di conforto e lei accetta di andare a casa sua. Torna poi nella sua clinica psichiatra dove due uomini tentano di farle violenza. Eppure, di fronte ad una situazione così terribile, reagisce ancora una volta con un'anormale calma ed un'intensa apatia. Tornata a casa di Josephson, si lascia andare ad una crisi isterica e confessa di non aver disdegnato quel tentativo di usarle violenza. Allora scopriamo in questo punto che Liv è una donna fragile e sola e sembra tremendamente bisognosa di affetto e di comprensione. Non ha bisogno di una relazione sessuale, ma solo di qualcuno che la capisca.
Frattanto c'è una visione inquietante che la disturba: una vecchia con un occhio solo che di tanto in tanto le compare. Chi diavolo è?
Portata allo stremo delle forze, Liv, con la sua solita lentezza nei gesti ed un'apparente ed anormale calma in viso, si avvelena con delle pasticche e passa attraverso un inquietante e misteriosa sequela di visioni. Sogna che la nonna le legge una favola, i suoi pazienti che le chiedono aiuto ma che lei non riesce a soddisfare ed infine d'abbandonarsi all'inquietante visione della vecchia con un occhio solo e stavolta lo fa con grande serenità. Che quest'ultima visione sia un represso desiderio d'autodistruzione? Dopodiché si risveglia all'ospedale e finalmente può confessare a Josephson, venuto in visita, tutti i suoi terrori infantili. Scopriamo finalmente allora che Liv è una donna che non è mai stata amata dalla madre e dalla nonna, che è stata costretta ad assumere un comportamento loro gradito e nel far ciò si è totalmente spersonalizzata e questa carenza d'affetto che ha subito da piccola, ora l'ha resa una donna incapace di provare sentimenti, di amare, di esprimere sé stessa con chiarezza e di guardarsi dentro con sincerità (di vedersi allo specchio appunto). E' abituata a portare una maschera in volto, a seguire la stessa routine come una macchina beneducata ed i suoi sentimenti sono stati spinti in fondo all'inconscio.
Infine Liv sembra riprendersi e può tornare a lavorare. Eppure il finale è gravato da un atmosfera pesante, ambigua ed inquietante quanto quella iniziale. Liv sembra guarita si, eppure quel denso ed ignoto stato angoscioso che aleggiava nell'aria già dalle prime sequenze, non sembra affatto essere sparito. Anzi, sembra voler ripiombare con tutta la sua energia da un momento all'altro.
Bergman riprende uno dei tempi che gli è più cari e dirige con la consueta sensibilità che lo contraddistingue ed ancora una volta, sceglie di far emergere la psicologia del personaggio principale come un mosaico che si compone lentamente e che risulta chiaro e nitido soltanto nel finale. Può, inoltre, nuovamente contare su un'attrice straordinaria come la Ullmann e così può rappresentare tutta l'inquietudine che affligge il personaggio senza ricorrere troppo al dialogo. La Ullmann è un'attrice straordinariamente espressiva ed è straordinario come riesce a far presagire tutta l'angoscia che prova attraverso l'apparente inespressività del suo personaggio. Riesce a comunicare l'ansia attraverso la calma, la sofferenza attraverso la pacatezza e credo siano poche le attrici a poterlo fare. Cosicché Bergman dà ancora una volta spazio agli sguardi fugaci, alle parole non dette, ai movimenti lenti, ai primi piani ed agli spazi chiusi e claustrofobici ed il suo messaggio risulta incredibilmente chiaro.
Forse non è il miglior Bergman che si ricordi, ma "L''immagine allo specchio" è certamente un'opera significativa e ricca di fascino.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:2 impegno:3 tensione:2

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