Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Il titolo italiano "L'immagine allo specchio" è una variante un po' fantasiosa dell'originale che si potrebbe tradurre "Faccia a faccia" e che riprende le parole di san Paolo già citate in "Come in uno specchio". E' un film girato per la televisione che esiste in versioni di durata differente, anche se quella italiana più facilmente reperibile dura due ore. Come altre opere pensate per il mezzo televisivo di Bergman vi è una netta prevalenza dei dialoghi, a tratti veramente molto fitti e che possono mettere un po' alla prova la resistenza dello spettatore, anche se si tratta naturalmente di dialoghi di insolita densità tematica che contribuiscono allo scavo psicologico della protagonista e alla definizione del suo tormentoso percorso esistenziale. "L'immagine allo specchio" trova il suo punto di maggiore interesse nell'interpretazione intensa e stratificata di Liv Ullmann che ci offre uno dei suoi ritratti più sofferti e convincenti, reggendo con estrema naturalezza anche lunghi monologhi che in mano ad attrici meno dotate perderebbero facilmente molto del loro mordente; si segnala anche la buona performance dell'immancabile Erland Josephson in uno dei rari personaggi bergmaniani esplicitamente omosessuali e, in ruoli minori, l'ottimo contributo di Aino Taube nel ruolo della nonna e quello del grande Gunnar Bjornstrand nella parte del nonno, che però non pronuncia quasi mai delle battute. Le sequenze oniriche in cui Liv Ullmann è vestita come una specie di Cappuccetto Rosso sono fra le più stimolanti a livello formale, per quanto pervase da un'onnipresente angoscia, e insieme alla maestria nell'uso dei primi piani raccomandano il film e rimediano ad alcuni passaggi narrativi un po' troppo diluiti. Girato nel periodo in cui il regista aveva avuto problemi in patria a causa del fisco, che avevano sicuramente influito in negativo sulla sua depressione, prodotto da Dino De Laurentiis che con Bergman avrebbe realizzato anche il successivo "L'uovo del serpente", "L'immagine allo specchio" non replica i fasti dei suoi capolavori più prestigiosi come "Persona" o "Sussurri e grida" ma resta opera di indubbia presa emotiva su un soggetto tutt'altro che agevole, un film che ricava dal lavoro degli attori e dalla fotografia di Sven Nykvist i suoi attributi più convincenti per permettere al tormentato itinerario della psichiatra Jenny di sedimentarsi nell'animo dello spettatore.
voto 8/10
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