39° BERGAMO FILM MEETING - CONCORSO
Roman è un bimbo ucraino di nove anni che da tempo vive con i nonni, dato che la madre si è trasferita in Germania ove lavora come badante per una coppia di anziani e malati. Alla morte della donna, il padrone di casa, di cui la donna, volente o nolente è divenuta l'amante, propone alla donna di far arrivare il bambino, e di allevarlo in quella dimora.
Dopo un viaggio in clandestinità il bimbo riabbraccia la madre, ma non riesce ad adattarsi come vorrebbero gli adulti alla nuova, imbarazzante situazione casalinga, geloso del ruolo che l'uomo, anziano, obeso ed afflitto da problemi di diabete, è giunto a ricoprire nei confronti della adorata madre.
La situazione precipita quando, per un problema di salute, l'anziano è costretto a portare clandestinamente la donna al pronto soccorso, e si ritrova ad accudire tutto solo il ragazzo in attesa che la donna possa rientrare. Ma di costei non si saprà più nulla, ed i rapporti tra i due diverranno sempre più tesi, nonostante la buona volontà dell'anziano di ingraziarsi il piccolo ribelle.
Lungo una storia che assume poco per volta i toni di una favola nera, ma i cui risvolti appaiono tutt'altro che prevedibili e sin spiazzanti, il film di Marcus Lenz riesce a sfoderare alla fine quel senso di bestialità che si annida anche nell'essere umano e lo rende istintivo come una belva attaccata e circondata, protesa in tutto e per tutto a porsi in salvo.
Forte di un finale spiazzante e del tutto originale, il film riesce a evitare ogni trappola emotiva facilmente imboccabile durante il suo percorso narrativo, e si rivela un buon film in grado di far luce su una dinamica prettamente interiore che si rispecchia attraverso tematiche di larga portata come quella dell'immigrazione clandestina e della interrelazione che permette agli individui di paesi, culture, età ed esperienze diametralmente differenti, di interagire uno con l'altro per la reciproca salvaguardia.
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