Espandi menu
cerca
Old

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Antisistema

Antisistema

Iscritto dal 22 dicembre 2017 Vai al suo profilo
  • Seguaci 55
  • Post -
  • Recensioni 646
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Old

di Antisistema
8 stelle

Tempo nefasto che fuggi via portandoti dietro i migliori anni della nostra vita, con il rimpianto di come poteva essere il passato e non lo è stato, mettendoci nudi innanzi all'incertezza degli anni rimanenti del futuro a cui rinviamo ogni problema nell'attesa di trovare il momento giusto, vivendo in questo modo in un presente apatico che ci scivola via velocemente tra le mani senza neanche accorgercene.
Pellicola abbastanza bistrattata quanto ridicolizzata da gran parte della critica, nonchè dal pubblico, come spesso capita per le opere di Night Shyamalan, spesso accolte con medie disastrose, specie dalla metà degli anni 2000, dove si può notare come qualcosa si sia rotto con la critica ufficiale e la sua carriera che dopo Il Sesto Senso (1999), Unbreakable (2000), Signs (2002) e The Village (2004), sembrava dovesse essere eterna, improvvisamente è sprofondata giù per il cesso alla velocità della luce, con accuse di fare un cinema basato su un'idea che regge solo in funzione del twist plot finale, ma a conti fatti fragile e colma di buchi; quest'attenzione sul mero meccanismo narrativo da parte dei critici e del pubblico, sembra essersi riversata anche in questo Old (2021), con media voto francamente impietose quanto ingiustificate, poichè tutti hanno frainteso il concetto di tempo secondo Shyamalan, da non intendersi come mero soggetto a sè su cui costruirci un film attorno; ma come entità fattuale vissuta dai personaggi sulla propria pelle, prigionieri in una spiaggia tanto bella ed isolata dal mondo, quanto letale, poichè in questo luogo mezz'ora di tempo in realtà corrisponde a circa un anno nel mondo reale, il che porta ad un invecchiamento precoce di tutti i soggetti lì presenti, i quali però scoprono amaramente di essere impossibilitati a poter scappare via.
Il cineasta con 18 milioni di dollari e due sole location, imbastisce un'architettura semplice esternamente, ma dalle labirintiche disposizioni interne; Old infatti racchiude al suo interno una miriade di generi disparati, che nel loro evidente squilibrio accentuato da azioni e dialoghi sgangherati, frutto anche della situazione surreale vissuta dai personaggi, possono suscitare reazioni differenti nello spettatore, che variano dallo scetticismo al drammatico esistenziale sino grottesco straniante con venature di ilarità per determinate situazioni, specie quelle riguardanti i ragazzini Trent e Maddox, figli di Guy e Prisca (coppia in procinto di divorziare che si concede un'ultima vacanza prima di comunicarlo ai bambini), che dall'età di 6 e 11 anni, vedono i loro corpi maturare velocemente, senza consapevolezza, sviluppando tutta una serie di sensazioni e cambiamenti interiori ad una velocità inaudita, giungendo velocemente all'età adulta, passando così l'età dell'infanzia e dell'adolescenza in un batter d'occhio, messe in scena tramite scelte registiche elegantemente sopraffine nella loro semplicità, come un viso inquadrato a metà, oppure giocando d'ellissi con la macchina da presa, tramite lo scarrellamento dolce di essa in orizzontale, come perfetta esemplificazione del tempo che scorre ineluttabile ed uguale per tutti, elementi che poco si vedono in produzioni di tale genere e facilmente etichettabili dal pubblico come pessima regia e scelta della inquadrature.

 

Vicky Krieps, Gael García Bernal

Old (2021): Vicky Krieps, Gael García Bernal


Un spiaggia straniante dall'interpretazione impossibile da venire a capo, se non decriptandone il suo linguaggio in un'idioma a noi comprensibile come ad un certo punto riesce a fare Trent adulto; ed ecco che un'architettura che girava intorno ad un'idea e basata sul caro twist plot tanto a cuore al regista, assume un senso compiuto, perchè Old assume enorme valore non alla luce del finale spiazzante che grossomodo rende plausibili (ma non pienamente giustificate pensandoci profondamente) le sconnessioni e le dissonanze mostrate in precedenza, ma per via del suo porsi come prima pellicola che vive e tenta di leggere la pandemia da Covid19 tramite la sua corrosiva satira nera, dove la spiaggia non è altro che una prigione perimetrata come lo sono state per mesi le nostre case, dalle quali non potevamo uscire per via dell'epidemia, costringendo così le persone ad essere costrette in un unico posto senza avere in mano la propria vita, vedendola scorrere velocemente giorno dopo un giorno, con la costatazione attuale (ma ancora in corso d'opera e quindi non definitiva) di aver perso oltre un anno della nostra vita; matrimoni rimandati, rapporti umani congelati, uscite andate all'aria e così via, senza che potessimo far nulla per impedirlo, con conseguenze nefaste per la nostra salute mentale e l'isolamento forzoso dalla società patito dai nostri corpi, che si sono adattati giocoforza a tale situazione, abituandosi sempre più a condurre un'esistenza sedentaria tra le quattro mura dove le comodità offertaci dal sistema sono aumentate (consegne a domicilio, spedizioni, streaming etc...), con il risultato nefasto di farci disabituare ad uscire e quindi renderci inabili alla vita, come in un certo senso lo sono tutti i personaggi della spiaggia, ma non per il fatto che molti di loro fossero affetti da malattie fisiche o mentali, ma per la loro incapacità di vivere il presente, essendo proiettati in un passato rassicurante (l'archeologia praticata da Prisca) o un futuro incerto (Guy fa sempre piani per il domani che puntualmente crollano), quando in realtà costoro erano già "vecchi dentro", vittime delle loro contraddizioni, caricature spinte all'eccesso da una società grottesca che mira a sfruttarli per un proprio tornaconto personale, rendendoli così prigionieri di fatto senza saperlo, perchè costoro potrebbero in effetti fuggire da tale luogo infernale, ma oramai i loro corpi si sono "adattati" a tale condizione alienante e la via d'uscita non può che avvenire per il tramite di un gioco di fantasia d'infanzia, quando si è più creativi e meno inclini alle sovrastrutture imposte dalla società, così che si possa assaporare con somma felicità il nuovo scorrere della vita intorno a noi, godendo delle delizie del mondo da una prospettiva umanista come consapevolezza o a seguito di un riadattamento cercato e voluto al mondo (grandi gli attori Berna, Mckenzie, Krieps, Elliott e Davidtz con i loro visi e gli sguardi ricolmi di ritrovata vita nonostante il segno del tempo), ridiventando soggetti attivi della propria vita.
Interpretando il significante alla luce di ciò, Old è il vero cinema che vuole condurci alla vita, magari lo fa attraverso soluzioni traballanti e situazioni sgangherante, con un'impressione di troppa carne a fuoco, ma l'intelligenza del finale riscatta certi avvenimenti visti in precedenza, donando maggior forza alla lettura della pellicola come satira nera, anche se a costo di andare contro le aspettative del pubblico, forse sarei stato più aderente con la realtà, dato che il sistema capitalista vince sempre.
Alla luce di ciò, dovrei in effetti mettermi a recuperare una miriade di altri film del regista, che conosco poco o nulla in effetti e spero che dato il successo che sta ottenendo, riesca a fare altre pellicole così sorprendenti.

 

Vicky Krieps, Thomasin McKenzie, Gael García Bernal, Luca Faustino Rodriguez

Old (2021): Vicky Krieps, Thomasin McKenzie, Gael García Bernal, Luca Faustino Rodriguez

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati