Regia di Mike Mills vedi scheda film
Nell'ordinaria sobrietà di una sceneggiatura che riesce a limitare la melassa ricorrendo all'ironia, C'mon C'mon trae molta della sua forza dall'alchimia tra i due attori protagonisti.
«Se pensi al futuro, come lo immagini?». Johnny, che questa domanda la pone ogni mattina ai ragazzi che intervista girando gli Stati Uniti con lo scopo di far conoscere al pubblico le loro visioni sullo stare al mondo, potrebbe rivolgerla anche a sé stesso, riferendola alle proprie prospettive, alla propria condizione e al proprio ruolo: conduttore radiofonico con un suo seguito, è costretto ad un'esistenza solitaria da quando la fidanzata di lungo corso l'ha lasciato, ed ha visto precipitare anche il rapporto con la sorella a causa di alcune sue intrusioni nella vita privata di lei e di dissidi sulla gestione della madre nel periodo di demenza che ne anticipò la morte.
Proprio dalla sorella, Viv, gli giunge una richiesta poco attesa: suo marito Paul deve trasferirsi e lei deve restargli vicino per aiutarlo a compiere scelte sagge in relazione ai propri seri problemi psicologici, quindi chiede a lui di stare qualche giorno con suo figlio di otto anni, Jesse. Lui ovviamente accetta, ma i pochi giorni di convivenza inizialmente previsti divengono sempre di più a causa della serietà della condizioni del cognato, che la sorella non si sente ancora di abbandonare: e allora Johnny, partito da Detroit dove stava lavorando, porta con sé Jesse da Los Angeles dove lo ha raggiunto alla propria casa a New York City, e poi ancora per lavoro a New Orleans, coinvolgendolo nella sua routine professionale e trasformandolo nel suo primo collaboratore.
In C'mon C'mon, l'intento del regista Mike Mills è quello di raccontare la storia intima del rapporto tra un adulto e un bambino inserendola nel contesto cangiante delle diverse città toccate. Contrappuntando il bianco e nero autunnale delle immagini con brani che spaziano dalla musica classica al blues fino ad arrivare al garage rock, Mills offre al suo protagonista, che per professione ha una innata propensione ad ascoltare i giovani, l'opportunità di farlo con un nipote che le vicissitudini gli avevano sempre tenuto lontano: la volontà di Johnny, evidente sin da subito, di costruire con Jesse una relazione che sia il più possibile intensa, priva di attriti, e per la quale poter arrivare da ambo le parti a conservare un ricordo indelebile, è il cuore pulsante di un film che si assume il rischio di veleggiare sulla soglia del patetismo e che, nell'ordinaria sobrietà di una sceneggiatura che riesce a limitare la melassa ricorrendo all'ironia, trae molta della sua forza dall'alchimia tra i due attori protagonisti, il promettente ma già esperto Woody Norman nel ruolo del nipote (nove anni, ma già un curriculum lungo così) e soprattutto il fuoriclasse Joaquin Phoenix in quello dello zio, splendidamente trattenuto nella sua trasandata malinconia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta