Regia di Brunello Rondi vedi scheda film
Prossenèta - sostantivo maschile. Nell'antica Grecia, colui che ospitava e dava protezione agli stranieri. In senso dispregiativo: mezzano, ruffiano, lenone. Brunello Rondi era così; c'è voluto il dizionario per riuscire a capire che la sua pellicola avrebbe parlato di "papponi"... e di quelli dal sangue blu! Sceneggiatore di altissimo livello alla corte di Rossellini e Fellini, lo scrittore valtellinese, se si escludono i suoi primi lavori come "Una vita violenta" (1962) e "Il demonio" (1963), dietro la macchina da presa ha sempre segnato il passo. Questo è un film impegnato, quando ricerca una critica sociale (non riuscita) parlando di borghesia decadente ed azzeramento dei valori etici, ma è anche un erotico piuttosto frivolo, quando spoglia tante belle fanciulle solo perché passano davanti alla telecamera. È una pellicola drammatica, con personaggi cinici pronti ad assecondare perversioni di ogni tipo per denaro, ma è anche una commedia, quando si lascia spazio (fin troppo) ad un istrionico come Luciano Salce che, con il suo umorismo grottesco, va un po' fuori tema e stride con la seriosità del resto dell'opera. Quindi, nè carne, nè pesce... e non aiuta di certo la versione televisiva (al momento, l'unica disponibile) pesantemente tagliata dalla censura. Musiche di Luis Enríquez Bacalov. Girato a Roma.
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