Regia di Alessandro Celli vedi scheda film
Taranto, nell’angusta e vuota periferia di una città post-apocalittica, a dominare è la numerosa banda de "Le formiche", Pietro e Christian per fare colpo sul capo della banda, “Testa Calda” decidono di incendiare “Mondocane” aprendo al loro futuro delle strade tortuose e inaspettate. In una società che collassa sotto il peso della delinquenza è Taranto-Nuova a mostrare i deboli spiragli di un risveglio ancora troppo lontano.
Il quarto film da regista di Alessandro Celli vanta un protagonista assoluto: Alessandro Borghi. È lui infatti a vestire i panni e la particolare chioma di “Testa Calda”, che almeno lontanamente non può non ricordare il “Bane” di Tom Hardy ne Il cavaliere oscuro; eppure l’impressione finale è che la sceneggiatura non sia riuscita a sfruttare al meglio le sue intense capacità recitative, colpa forse del sentimentalismo che avvolge tutta le pellicola, concentrata più sul racconto del rapporto umano che lega i protagonisti, oltre a Borghi anche i giovani esordienti Dennis Protopapa e Giuliano Soprano sono da tenere d’occhio, piuttosto che sull’ambientazione suggestiva esaltata dalla bellissima fotografia di Giuseppe Maio.
Mondocane è l’ennesima dimostrazione, solo in parte riuscita, che il cinema italiano è stato capace di prendere pieghe inaspettate e piacevolmente sorprendenti. La pellicola di Celli ha la stoffa dei film d’oltreoceano, parte da una base fantascientifica, purtroppo non sfruttata a dovere, ha esplorato e rappresentato una situazione futuristica interessante, lasciata purtroppo irrisolta a favore di un racconto più legato più ai personaggi che all’ambientazione stessa.
Quando a metà film ti accorgi che manca ancora troppo alla fine e la noia dettata da un racconto ridondante e prolisso prende il sopravvento, ti accorgi che alla fine di tutto resta l’insoddisfazione di aver visto un film che con il coraggio di osare poteva essere tutt’altro, se non si fosse accontentato di essere ben altro.
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