Regia di Alessandro Celli vedi scheda film
In una Taranto del prossimo futuro, devastata ecologicamente e socialmente a causa della presenza di un'industria siderurgica, due ragazzini orfani, Mondocane e Pisciasotto, sognano di unirsi alla gang delle Formiche, la quale, sotto il controllo di Testacalda, terrorizza la città. Pisciasotto, sofferente di epilessia, parte svantaggiato, a causa della propria malattia. Ma Mondocane, scelto tra i due per far parte della banda, riesce a far arruolare l'inseparabile amico. Nella partecipazione alle attività delittuose, Pisciasotto mostra maggior determinazione di Mondocane, infatuatosi, tra l'altro, di una coetanea conosciuta presso la "Taranto bene". Ciò compromette la loro amicizia; nel precipitare degli eventi, tuttavia, Mondocane sa fare le scelte migliori. Come avvenuto per la quasi coeva opera "La Terra Dei Figli", il regista Alessandro Celli ricostruisce un pessimista "medioevo prossimo venturo" traendo spunto dall'attualità (non è mai fatto il nome dello stabilimento ILVA, ma è chiaro che esso faccia parte del racconto) ed ipotizzando una forte decadenza della civiltà occidentale, tanto che alcuni personaggi ambiscono ad emigrare in Africa. Alcune strutture della società sopravvivono, ma le disparità sono aumentate a dismisura. I più umili, privati dei diritti in nome del profitto - l'inquinante acciaieria lavora a pieno regime - cercano una riscossa nel coalizzarsi in bande le quali uniscono una vaga tensione verso il riscatto sociale al libero sfogo di pulsioni ed avidità. Questa percezione giunge anche ai due giovanissimi protagonisti, cresciuti da un anziano pescatore che all'occorrenza abusava di loro; riescono ad entrare tra le Formiche, una gang la cui "manovalanza" è composta da loro coetanei; il capo è invece un uomo maturo - Testacalda - il quale, nei confronti dei ragazzi è un po' padre, un po' padrone; mostra un forte carisma, sa carpire la loro fiducia, plagiare il loro pensiero, accentuare il controllo esacerbando gelosie e contrasti che favoriscono la disunione. Alessandro Borghi è molto bravo nell'interpretare Testacalda; comunica non solo con le parole, ma anche con un'accurata gestualità, che esprime ora protezione (frequenti sono le carezze sulla testa dei "suoi" ragazzi), ora minaccia. Ben interpretati anche i due adolescenti, il biondo Mondocane (Dennis Protopapa) ed il moro Pisciasotto (Giuliano Soprano); sboccati, sofferenti, inclini alla violenza, ma pieni di voglia di vivere, come è normale per i giovani della loro età. La realtà della gang non corrisponde ai loro sogni, ma, mentre Pisciasotto, reso più insicuro dalla sua malattia, risente negativamente dell'influenza di Testacalda, Mondocane, pur confuso, riesce a far scelte ponderate, grazie ad un confronto con Sabrina, la ragazza della quale si innamora. Tra gli interpreti, rileviamo inoltre la presenza di Barbara Ronchi, nel ruolo della sfortunata poliziotta Katia. Molto evocative, seppur realizzate in semplicità, le ambientazioni. Baraccopoli, campagne, spiagge, strutture civili abbandonate, segnaletica di pericolo inquinamento biologico da un lato, quartieri modello, belle case, un lussuoso stabilimento balneare dall'altro, danno l'idea delle disparità sociali. Tutto sembra ruotare intorno all'acciaieria, nel gigantesco complesso della quale sono impegnate anche persone ai lavori forzati. Il ritmo è costante e la trama è molto lineare; l'epilogo è prevedibile, ma nella seconda parte abbondano illogicità. Esempio, i membri della gang si lasciano intrappolare stupidamente all'interno dell'acciaieria, nella quale sembra che si possa accedere indisturbati, nonostante sia oggetto di odio per la gran parte degli abitanti dei territori limitrofi. Un'opera, questa, con diverse luci e qualche ombra, ma, tutto sommato, piacevole. Rendo onore al tentativo, in parte riuscito, di far qualcosa di non comune nel panorama del cinema italiano degli ultimi anni, con una valutazione di piena sufficienza !
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