Trama
Bill, un operaio dell'industria petrolifera, parte dall'Oklahoma alla volta di Marsiglia per visitare la figlia Allison, finita in carcere per un delitto che sostiene di non aver commesso. Messo alla prova dalle barriere linguistiche, dalle differenze culturali e da un complesso sistema legale, Bill rende la battaglia per la libertà della figlia la propria missione. Durante questo percorso, sviluppa un'amicizia con una donna locale e la sua piccola bambina, che lo porterà ad allargare il proprio sguardo e a scoprire un nuovo e inatteso senso di empatia con il resto del mondo.
Curiosità
LA PAROLA AL REGISTA
"Ho iniziato a lavorare a La ragazza di Stillwater circa dieci anni fa. Avevo intenzione di realizzare un thriller ambientato in una città portuale europea. Mi ispiravano un paio di scrittori noir mediterranei come Andrea Camilleri, Massimo Carlotto e Jean-Claude Izzo, la cui brillante Trilogia di Marsiglia mi ha portato nella città francese. Una sola visita a Marsiglia e sapevo già di aver trovato il mio posto ideale. Gli strati e la conformazione della città erano innegabilmente cinematografici. La confluenza delle culture e il ritmo della metropoli sul mare sembravano la tela perfetta per il film. Ma, quando la prima bozza di sceneggiatura era finita, ho capito che non era il film che volevo fare. Mancava di dimensione, umanità e punto di vista, alcuni degli elementi chiave che mi hanno avvicinato al genere noir mediterraneo. Quei romanzi spiegano tutti la vita che gira intorno al crimine spingendo più in là i confini del genere. Volevo che il mio film facesse lo stesso. Ho levato allora mano alla sceneggiatura. L'ho ripresa circa sette anni dopo e l'ho riletta. Mi piaceva ancora l'ambientazione ma le mie preoccupazioni rimanevano le stesse: non era ancora la storia che volevo dirigere. Ho contattato allora i due autori francesi Thomas Bidegain e Noé Debré. Ho inviato loro la bozza e abbiamo avuto una videochiamata, molto imbarazzante, in cui mi hanno sottolineato alcuni dei difetti fondamentali del mio approccio alla sceneggiatura. Sono volato a Parigi un paio di settimane dopo e ho trascorso una settimana in una stanza insieme a loro, reinventando il film: è stato l'inizio di un processo di riscrittura durato diciotto mesi.
Certo, a quel punto il mondo era cambiato. L'amministrazione Trump era in piena opera e a molte delle persone che conoscevo il tutto il mondo sembrava che gli Stati Uniti avessero perso la bussola. Il Paese che aveva fatto della giustizia, dell'uguaglianza e della libertà il suo marchio si stava sgretolando sotto gli occhi dell'intero pianeta. L'etica nazionale era a brandelli e l'America First veniva abbracciato da ampie fasce della popolazione. In parte, ciò era frutto di una reazione ai decenni di declino dell'America rurale e alle sue richieste di aiuto non ascoltate dai governi precedenti e dall'élite degli affaristi americani. La sociologa Arlie Russell Hochschild ha catturato perfettamente lo spirito del periodo nel suo rivoluzionario libro Stranieri nella propria terra. Il suo lavoro mi ha fornito una visione profonda della psicologia di Bill Baker, il protagonista del mio film, e mi ha dato quella dimensione e quel punto di vista di cui sapevo che il film aveva bisogno. Era per me arrivato il momento di girare La ragazza di Stillwater.
Dalla sceneggiatura alla produzione, la realizzazione di La ragazza di Stillwater è frutto della collaborazione non solo di talenti ma anche di culture cinematografiche differenti. Per me è stata una sfida continua dover rivedere il mio approccio e le mie motivazioni, appoggiandomi al modo francese di fare cinema e imparando. Anche se ho portato con me alcuni dei miei più fidati collaboratori, La ragazza di Stillwater è stato realizzato con una troupe al 90% francese.
Vivere e girare a Marsiglia ha avuto un enorme impatto sul film. Non abbiamo passato nemmeno un giorno in uno studio di posa. Abbiamo perlustrato la città a fondo e questa si apriva a noi, facendoci scoprire il suo animo. Dalle Calanques al Velodrome, non c'è stato giorno o luogo in cui non ci siamo sentiti ispirati.
Per quanto riguarda la fotografia, Masa Takayanagi ha deciso che avremmo cominciato le riprese in Oklahoma girando con lenti anamorfiche. Lo abbiamo fatto per evidenziare il senso di solitudine e isolamento di Bill nell'inquadratura, utilizzando una profondità di campo minore e un campo visivo più ampio. La telecamera era statica, come se avesse radici che la legavano al suo. Quando Bill scende dall'aereo a Marsiglia, tutto cambia: la telecamera comincia a muoversi. Improvvisamente, ha la stessa cinetica e spontanea grinta della città. Alla fine, al rientro in Oklahoma, abbiamo continuato a usare le lenti sferiche, come se Bill avesse portato qualcosa con sé da Marsiglia. Ma la telecamera è diventata di nuovo statica, indicando che l'Oklahoma non è cambiato per niente: sono Bill e Allison a essere cambiati. Abbiamo girato l'ultima scena con la telecamera a mano sia per catturare il senso di intimità del momento sia per siglare in eterno il legame affettivo con Marsiglia, una città che continua a perseguitarli.
Un ultimo appunto è per segnalare quanto Matt Damon sia stato determinante per la riuscita del film. L'intero cast è fantastico, da Camille Cottin ad Abigail Breslin, passando per la nostra arma segreta, la piccola Lilou Siauvaud. Ma la performance di Matt è l'anima del film stesso. Ci sono pochi attori al mondo che possono portare tutta la loro personalità e il loro peso in una performance fino a divenire un tutt'uno con il personaggio. Una volta scelto, Matt ha capito Bill e le complessità del suo viaggio. La ragazza di Stillwater non funzionerebbe senza di lui.
La ragazza di Stillwater è un film che alla fine parla dell'America e del posto degli americani nel mondo. Parla di ciò che percepiamo come il nostro imperativo morale. È una storia di liberazione che affronta le catene della vergogna e del senso di colpa che ci tengono legati a un posto. È un film che affronta il nostro desiderio di essere amati e necessari. Ed è un film che non ero pronto a fare fino a ora".
Trailer
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Commenti (10) vedi tutti
La sagra della pura noia. Neppure un grande Matt riesce a risollevare le sorti di questa schifezza. Lento, noioso, colpi di scena inesistenti e prevedibili. Si capisce dal 1mo minuto che la figlia è marcia come una prugna. E se anche era innocente...ti viene voglia di farla stare in galera altri 20 anni. Non 4. Figlia simpatica come la cacca
commento di ripo1970"L'acqua ferma" è ferma sul serio, pure troppo. La noia potrebbe far passare in secondo piano gli interessanti significati di questo thriller.
leggi la recensione completa di Guidobaldo Maria RiccardelliLento, noioso, brutte donne (a parte la figlia)... voto 3
commento di stokaiserFilm promosso, parte lento e poco coinvolgente, cresce nel senso migliore e diventa interessante, cast di un alto livello, voto 7
commento di nicelady55Forse il ruolo più bello mai interpretato da Matt Damon che si mimetizza in modo fantastico nel redneck dell'Oklahoma tutto "yes ma'am", dal favellare cintato, dal contegno timido, ma dallo spirito battagliero.
commento di moviemanCi sono diverse forzature in sceneggiatura ma il film, girato a Marsiglia, è diretto bene e funziona anche perchè con ogni probabilità Tom McCarthy a differenza di Matt Damon il francese un po' lo sa.
commento di bombo1Un film che dura 2 ore e 20 minuti, non e' uno scherzo. Solo la prima parte stanca un po'. Tutto cambia, quando Bill (Matt Demon), "si sveglia", allora tutto diventa piu' interessante. voto 7
leggi la recensione completa di filmistaMolti stereotipi e qualche banalità per questo discreto film.
commento di gruvierazLa prima parte lineare e un po' scontata, il finale un po' meglio. Marsiglia è sempre un bel vedere.
commento di alphaUn gran bel film,duro e reale....come la vita dei protagonisti....Damon semplicemente grandioso....non perdetelo per nessuna ragione al mondo.
commento di ezio