Regia di Ron Howard vedi scheda film
J.D. Vance è un brillante studente di giurisprudenza che, sul punto di ottenere il lavoro della sua vita, viene richiamato a casa dall’aggravarsi delle condizioni di salute della madre tossicodipendente. Tratto dal romanzo omonimo di cui è autore lo stesso Vance, la pellicola di Ron Howard si allontana dai temi politici trattati nel libro per concentrarsi sull’aspetto familiare e sentimentale attorno al quale ruota la conquista del sogno americano.
A partire dal poetico titolo, l’elegia è un componimento letterario, una sorta di confessione autobiografica o piuttosto uno sfogo sentimentale, si capisce fin da subito quali siano gli intenti del regista che nel racconto alterna momenti del presente e del passato di J.D. analizzando il rapporto contrastato con la madre, interpretata da Amy Adams in stato di grazia, consumata da un ruolo complesso, affranta nello sguardo e nel corpo come mai prima d’ora, con l’amorevole e severa nonna, immensa Glenn Close e quello con la protettiva sorella, interpretata dalla bellissima Haley Bennett.
L’idea di alternare i tempi narrativi tra passato e presente rende la pellicola piacevole da seguire e scorrevole. Il lavoro di Howard lascia spazio ai personaggi, tutti caratterizzati, a modo loro, da un forte personalità che garantisce l’immediata empatia con il pubblico che viene reso partecipe di una storia semplice pur possedendo toni estremamente drammatici.
Anche se a volte il perbenismo sembra poter prendere il sopravvento, la consapevolezza che i fatti descritti siano biografici contestualizza il racconto rendendolo un semplice strumento narrativo che si avvale di interpretazioni intense. Una pellicola che pur non scavando nel profondo riesce a raccogliere l’essenza di una famiglia e dei suoi insegnamenti che nonostante il tempo che passa restano immutati a governare il vuoto circostante.
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