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Ritrova te stesso

Regia di Emmanuel Osei-Kuffour vedi scheda film

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La recensione su Ritrova te stesso

di Furetto60
6 stelle

Passabile thriller/horror/sci-fi

Nolan, fotografo di successo, reduce da un grave incidente stradale, in cui sua moglie ha perso la vita, ha riportato serie lesioni cerebrali, che hanno compromesso parzialmente la sua capacità cognitiva, procurandogli una grave forma di amnesia; vive insieme alla figlia piccola Ava, seguito dal suo migliore amico Gary, medico ortopedico. Nolan malgrado si sforzi, subisce brutti vuoti di memoria e frequenti sbalzi di umore. L’uomo però cerca disperatamente di recuperare, cosi dopo vari inutili tentativi con la medicina tradizionale, decide di intraprendere una terapia sperimentale, seguito da una certa dottoressa Brooks, la quale adopera tecniche di ipnosi avanguardistiche, utilizzando un sofisticato apparecchio, ma in realtà trama biechi interessi personali, che vanno ben oltre quelli professionali. “Black Box” è scritto e diretto da Emmanuel Osei-Kuffour Jr. qui all’esordio su di un lungometraggio. Il meccanismo narrativo pone lo spettatore nella stessa condizione del protagonista, spingendolo a sperimentare le stesse visioni che tormentano Nolan, durante le sedute di ipnosi, pezzi di un puzzle mnemonico che gradualmente prende forma, andando poi a svelare la verità sconcertante. La mente con tutti i suoi segreti è materia intrigante; il cinema se ne è occupato spesso, in particolare tanto si è discusso di quanto e come il nostro subconscio guidi le nostre azioni, senza che noi se ne abbia consapevolezza. La scuola “Freudiana” insegna che spesso l’individuo inconsciamente tende a rimuovere gli eventi più traumatici, seppellendoli nel profondo della psiche. Il protagonista viene proiettato, attraverso l’ipnosi, in un mondo onirico, affollato però da incubi palpabili, che lo perseguitano dolorosamente. Verso la fine c’è un “plot twist”  che rimescola le carte in tavola, condendo il racconto con elementi di sci-fi e horror. Discreta la valenza introspettiva che la regia impone alla pellicola, attraverso riprese ravvicinate e primi piani, a marcare l’interiorità dei personaggi, buona l’atmosfera tensiva creata.Non mancano, interessanti spunti di riflessione: la forza della disperazione di un genitore, pronto a tutto per riavere un figlio, anche scavallare confini etico/legali. Ma c’è pure un riferimento significativo alle violenze domestiche, argomento tristemente attuale, vedi i quasi quotidiani casi di femminicidio. Derivativa la storia, ci sono tracce di “Memento” di “Inception” e qualche rimando a “scappa get-out” Il film nel complesso è passabile

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