Regia di Rezwan Shahriar Sumit vedi scheda film
TORINO FILM FESTIVAL 38 – FUORI CONCORSO
A seguito della morte del padre, guardia coste giramondo, un giovane artista figurativo di opere piuttosto eccentriche di nome Rudro, decide di lasciare il proprio paese per recarsi in una isola sperduta del Bangladesh, ove il padre si recò anni prima, e della quale l'uomo custodisce una dettagliata testimonianza fotografica.
Con una cassa di legno enorme che racchiude tutto il risultato della sua opera artistica, e quattro cose ad uso personale, l'uomo si imbarca per raggiungere quel posto desolato e magico, afflitto tempo prima da devastanti uragani ed inondazioni che hanno reso precarie le condizioni dei locali.
Guardato come figura sospetta da molti locali, l'uomo invece riesce a fare breccia nel cuore di una giovane del posto, che, affascinata dalle figure antropomorfe che l'uomo compone con i suoi oggetti presi ogni dove, gli si avvicina poco per volta, tra timidezza e ripensamenti dovuti ai timori nei confronti dei compaesani.
La penuria di pesce, che costituisce in loco una delle risorse base per il sostentamento dei nativi, viene presto ricondotta alla responsabilità dell'arte eccentrica che l'artista ha portato in quel luogo, e la minaccia di un nuovo tifone, non fa che far ricadere sull'incolpevole, pacifico artista, responsabilità che dipendono da ben altri fattori e circostanze.
Solo contro un mondo ed una natura ostile, ma non per questo non affascinante e anzi mozzafiato, Rudro saprà finalmente trovare la persona disposta a seguirlo e a volergli bene, nonostante le difficoltà apparentemente insormontabili che il futuro prospetta, ed il cielo cupo ben riesce a rappresentare come minaccia tutt'altro che lontana.
Affascinante soprattutto per l'intreccio scenograficamente magico che l'arte figurativa eccentrica dell'artista riesce a ricreare in mezzo ad un paesaggio tropicale magico e non meno inquietante delle opere dell'artista, il film del giovane regista del Bangladesh, Alum Rezwan Shahriar Sumit, prodotto anche da Spike Lee, ci conduce in luighi magici e altrimenti inaccessibili, ora più che mai, in cui la narrazione lascia volentieri il posto alle emozioni che il contrasto tra arte moderna ed eccentrica, e natura rigogliosa ed incontenibile, riescono a dar vita, attraverso un incontro improbabile e quasi stregonesco che riesce a comunicare tutta la forza prorompente di una natura che non accetta compromessi, ma ben si accosta ad opere e creazioni che ben esprimono il disagio e l'impotenza dell'essere umano, di fronte ad un creato che lo ospita senza risparmiargli la sensazione di provvisorietà che la fragilità umana non può né riesce a cancellare.
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