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Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto

Regia di Riccardo Milani vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto

di Souther78
5 stelle

Seguito ancor più traballante di un primo capitolo che già aveva più di una debolezza. Si fatica a salvare il risultato finale, se non per gli attori, che danno pregio a un film che sembra fin troppo ripetitivo, e il cui tallone d'Achille è una sceneggiatura a corto di idee e autoreferenziale, decisamente poco per riempire quasi 2 ore di spettacolo

Difficile parlare bene di questo seguito, con il fiato cortissimo, di un film che era stato già a tratti barcollante.

Il punto più debole del film del 2021 è senza dubbio la sua trama: mancano le idee, non c'è un reale sviluppo che possa suscitare interesse o far appassionare lo spettatore. Il tutto si risolve in una amplificazione dei rapporti che erano iniziati nel primo capitolo. La scarsità di idee, coniugata con la durata di quasi due ore, produce un risultato sgradevole: per imbastire un film di questa durata si sarebbe dovuta prestare più attenzione alla sceneggiatura, perlomeno sforzandosi di inserire dei risvolti che potessero evolvere nel corso della narrazione. Gli escamotage portati in scena per allungare il brodo sembrano orpelli aggiunti alla bell'e meglio, proprio per far passare il tempo o strappare qualche risata affastellando elementi.

 

Anche la critica sociale sembra avere maggior risalto in questo secondo capitolo, ma i risultati non sono degni di nota. Le scene con l'odioso e cretino monopattino elettrico sottolineano l'equivoco di fondo di autori e regista: si parla dei nuovi poveri, della gente rimasta senza lavoro... ci si "dimentica" che tutto ciò è stato causato dagli stessi che hanno dato il bonus monopattini elettrici e che si fregiano di ambientalismo spacciando per ecologici i prodotti elettronici a batteria che sono quanto di più inquinante sia mai stato costruito dall'uomo. Ma continuiamo così, dandoci grandi pacche sulle spalle per usare dei cessi a batteria che dopo un anno sono da buttare, al posto delle nostre gambe, e facendo finta che quei trabbicoli, che vanno a 20 km/h (e ci vuole pure coraggio!) e percorrono una dozzina di km al massimo, possano sostituire scooter che vanno a 80-180 km/h, percorrendo 200-400 km con un pieno, e con una vita media di 10-20 anni (certo, finchè non te li vietano con gli euro 1-2-5-1000). Oltretutto il messaggio è alquanto equivoco: prima ci si rappresentano, giustamente, in modo satirico, le morbose ambizioni pseudo-green radical chic, poi ci si propina l'ideale della mobilità elettrica in condivisione. Vi dò una notizia: esistono le biciclette, che inquinano meno di qualsiasi minchiata elettrica, cellulare compreso, tengono in forma, durano tutta una vita, non vi lasciano a piedi dopo una dozzina di km e costano poco. Già, ma del resto quello che conta non è essere intellettualmente onesti, quanto, piuttosto, ostentare.

 

La scarna trama aggiunge inverosimiglianza al risultato finale, con gente che entra ed esce di galera inspiegabilmente, storie che iniziano e finiscono senza motivazioni apprezzabili e personaggi eccessivamente caricaturali.

 

Ancora una volta, e più di prima, solo i protagonisti mantengono a galla il tutto, che, però, stavolta fatica per mantenersi a malapena sopra la superficie dell'acqua, e non sempre ci riesce.

 

E' frequente che il seguito non sia all'altezza di ciò che l'ha preceduto, ma in questo caso il modesto risultato del primo episodio avrebbe potuto far sperare in un aggiustamento, che, affinando gli elementi meno riusciti, mettesse a frutto il vero potenziale del cast e dell'idea di partenza. Non è accaduto, e, purtroppo, una certa originalità si è persa nella ripetitività, la trama già esigua si è quasi completamente dissolta e il risultato sembra essere quasi sospeso tra il remake e il sequel.

 

In conclusione, se il primo poteva meritarsi una sufficienza senza particolari incertezze, qui siamo decisamente al di sotto, con in più spiacevoli incursioni moralisticheggianti che sembrano ipocrite e concettualmente fuorvianti.

 

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