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Là dove non batte il sole

Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film

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La recensione su Là dove non batte il sole

di mm40
2 stelle

Far West. Un ricco cinese, prima di essere fatto fuori, tatua il suo segreto sui quattro fondoschiena delle sue prostitute favorite. Il nipote, esperto di kung fu, arriva in città per scoprire proprio quel segreto, in compagnia di uno spregiudicato avventuriero conosciuto in galera.

Per quanto rechi la firma di Anthony M. Dawson, vale a dire Antonio Margheriti, maestro riconosciuto del ‘genere’ nostrano, Là dove non batte il sole è un lavoro di respiro internazionale e dalle differenti anime spesso in contrasto tra loro: figlia di una coproduzione tra Italia, Spagna, Stati Uniti e Hong Kong, la pellicola è infatti uno spaghetti western virato al comico e alle scazzottate, nel segno dei primi successi della coppia Bud Spencer & Terence Hill, con al centro una star del western ‘vero’ quale Lee Van Cleef (decisamente sprecato per il contesto) e il divo del cinema orientale Lo Lieh / Lieh Lo, già interprete in patria di innumerevoli kung fu movies e approdato sui nostri schermi l’anno precedente grazie a Bitto Albertini e al suo Crash! Che botte… strippo strappo stroppio (1974). La sceneggiatura è del duo Miguel de Echarri – Barth Jules Sussman e non si fa tanti scrupoli a inserire qua e là nudi femminili, complici anche le partecipazioni nel cast di Erika Blanc, Femi Benussi, Patty Shepard e Karen Yeh, e battutine risibili; l’azione è diretta discretamente, ma si tratta per lo più di risse in saloon e affini, e tutto è condito da una colonna sonora di Carlo Savina in bilico tra epico-western e atmosfere asiatiche: insomma, per farla breve Là dove non batte il sole è un pasticcio senza capo, né coda, peraltro piuttosto prevedibile nell’andamento della trama. Per aggiungere bizzarria a bizzarria, il personaggio di Julian Ugarte parla per citazioni bibliche esattamente come farà Samuel L. Jackson in Pulp Fiction (1994): ma dei ‘prestiti’ presi dal cinema italiano di serie B, Tarantino non ha mai fatto mistero. Sul doppio senso del titolo, meglio definitivamente tacere. 2,5/10.

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