Regia di Gioia Benelli vedi scheda film
Per le feste di fine anno si riuniscono tre fratelli presso la casa della madre, vedova sessantenne; apprendono con stupore e non senza opporre rimostranze che la donna ha un nuovo marito. Ma un giorno, misteriosamente, la madre scompare.
Già assistente di Ettore Scola, Gianni Serra e Marco Ferreri, con Cuore di mamma Gioia Benelli arriva alla sua prima regia in lungometraggio, dopo essersi già sperimentata con corti e mediometraggi. Nipote del drammaturgo Sam Benelli, la regista deve avere respirato aria di palcoscenico fin da piccola; non sorprende in tal senso un debutto così ambizioso e, peraltro, mediamente riuscito. Qualcosa funziona e qualcosa no: la storia è densa di argomenti e di spunti degni di interesse, il conflitto intergenerazionale è reso con sufficiente delicatezza, eppure la narrazione spesso si incarta e i dialoghi non risultano sempre verosimili; di certo a tutto vantaggio del film ci sono scelte di casting azzeccate (Emilio Bonucci, Nanni Garella, Tina Lattanzi, Renzo Palmer, Lea Padovani, Gianni Santuccio, nonché la giovane Margaret Mazzantini, più tardi nota maggiormente come scrittrice) e un paio indubbiamente vincenti (Massimo Girotti e, soprattutto, Ingrid Thulin, che contribuisce a ‘bergmanizzare’ le atmosfere della pellicola). Questo rimane purtroppo anche l’ultimo lungometraggio di Gioia Benelli, che qui firma inoltre il soggetto e, con la collaborazione di Lucia Drudi Demby e a Tomaso Sherman, la sceneggiatura. 5/10.
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