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Hidden

Regia di Jafar Panahi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Hidden

di yume
8 stelle

Una voce senza volto

Jafar Panahi

Hidden (2020): Jafar Panahi

Jafar Panahi (Le Cercle, Questo non è un film, Taxi Tehran, Tre volti) colpito dalla censura del suo paese, l’Iran, che lo tiene ai domiciliari, continua a girare clandestinamente. Un’auto e un cellulare risolvono il problema e il road movie parte, zona curda, strade che sono quel che sono, si arriva al villaggio vicinissimo alla città ma lontano secoli.

La miseria si respira e sconvolge, i costumi sono pietrificati, la nullificazione della donna imposta dal pregiudizio è sempre la stessa, tutto è fermo.

Panahi viaggia con due fanciulle dal sorriso incantevole (ricordiamo che la legge coranica, o quel che del Corano interpretano i mullah, vieta alla donna di ridere, far vedere i denti in pubblico è tabu e Panahi sembra godere nel filmare i primi piani dei due sorrisi dai denti bianchissimi).

Con lui ci sono la figlia (anche lei con cellulare) e una giovane impresaria teatrale in cerca di volti e voci per uno spettacolo sulle donne.

Hidden è un viaggio per raggiungere una giovane donna dalla voce d'oro cui è vietato cantare dalle autorità religiose, dal padre, da tutto il suo mondo. La donna di teatro ha già cercato inutilmente di ingaggiarla per il suo spettacolo, ora ci riprova con il regista famoso, anche se le speranze sono poche.

Ma quella voce non ha confini e vola oltre il lenzuolo messo dalla madre come sipario, un ruvido lenzuolo consumato.

La breve audizione concessa ai tre ha questi limiti, la pesante madre obesa e stracciona ha dovuto consultare marito, padre, mullah e chissà chi altro per dare il permesso, ma vedere la giovane è impossibile, il lenzuolo è il diaframma di un teatro casalingo con finale scontato.

Nulla di più, 18 minuti per un corto che dice tutto quel che c’è da dire.

L’occasione a Panahi l’ha fornita la 3e Scène de l’Opéra National di Parigi, che ha commissionato un film,  Celles qui chantent, nelle sale da luglio 2020. Il film riunisce 4 cortometraggi:A Night at the Opera di Sergei Loznitsa – inedito, Les Divas du Taguerabt di Karim Moussaoui – inedito, Violetta di Julie Deliquet e Hidden di Jafar Panahi – inedito.

Che il canto sia libero ce lo ricordavano anni fa Mogol/Battisti, ma questo è un canto di donne che non hanno speranze, e non serve neppure pensare all’Afghanistan, ce n’è dappertutto e Panahi ce lo fa ascoltare nel finale, poi spegne, sa bene che quel lenzuolo non lo solleverà mai nessuno.

La voce della donna è spontanea, nasce dal nulla ed ha l’altezza e il colore  di voci curate da anni di studio, modula il passaggio fra alti e bassi con naturale flessibilità e si resta in silenzio ad ascoltare quella lingua sconosciuta che non ha bisogno di traduzione.

Diciotto minuti, uno short film che ha il formato necessario, la brevitas, il dono che dai lirici greci all’estetica del frammento ha insegnato a parlare di ciò che sta oltre quando non servono, e non bastano, più le parole per dirlo.

Quella voce senza volto e il lenzuolo bianco steso davanti affondano nel pensiero e ci restano.

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

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