Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Rose e Hart sfrecciano in moto sulla strada deserta, siamo in una zona rurale e poco frequentata, l’ideale per alimentare il brivido della velocità, la comparsa improvvisa di un camper fermo in mezzo alla strada è però un ostacolo impossibile da evitare, cosi come il drammatico scontro.
Dall’incidente Hart esce quasi illeso mentre Rose rimasta sotto la moto in fiamme è gravissima, sembra spacciata ma l’intervento del Dott. Keloid, direttore di una clinica di chirurgia plastica, le salva la vita.
Il gesto apparentemente altruista di Keloid ha però un doppio fine, ossia quello di testare i suoi innovativi studi sul trapianto di pelle, alla ragazza ferita infatti verranno impiantati campioni di pelle prelevata da cadaveri per ricostruire le gravi ferite dell’incidente.
Un mese dopo Rose è ancora in coma ma il trapianto di pelle a quanto sembra non ha causato rigetto, Keloid sembra ottimista ma l’orrore sta per esplodere, un orrore figlio di una mutazione incontrollata e tremendamente contagiosa.
Rabid è il secondo lungometraggio “ufficiale” di Cronenberg, uscito nel ’77 subisce chiaramente l’influenza delle produzioni di genere del periodo (Romero su tutti), ma con decisione ne prende le distanze reinterpretando il tutto con modalità personali e chiaramente originali.
Il regista continua il percorso intrapreso ne Il demone sotto la pelle, la tematica della mutazione dei corpi è ancora perno fondamentale della sua visione artistica, il corpo di Rose, contaminato da agenti esterni (i trapianti di pelle morta di Keloid) diventa un arma di distruzione di massa, uno strumento di morte che per sopravvivere necessita di cibarsi di sangue umano.
Cronenberg si rifà come semplice spunto alla classica tematica horror del vampirismo ma la sua interpretazione è del tutto originale, lontana anni luce da una visione standardizzata del genere, Rose succhia il sangue attraverso una protuberanza (mutazione corporea) cresciuta sotto la sua ascella, il regista canadese la mostra a metà film turbando e affascinando lo spettatore, repulsione e morbosità sono gli elementi a contrasto abilmente miscelati e serviti su un piatto grondante sangue.
L’escrescenza ricorda esternamente una piccola vagina, dalla quale esce fuori una specie di pene dotato di pungiglione letale, ma la metamorfosi fisica di Rose è anche una mutazione mentale e la ragazza sdoppia la sua personalità, in alcuni momenti di lucidità cerca l’aiuto del suo compagno Hart ma in altri il bisogno naturale di sopravvivere prende il sopravvento obbligandola a fuggire dalla clinica, ma solo dopo aver ucciso diverse persone.
Chi viene morso da Rose, in un atto che Cronenberg descrive con modalità similari a quelle di un amplesso sessuale, viene contagiato da una misteriosa infezione, che in breve tempo lo trasforma in una specie di zombie idrofobo assetato di sangue, il virus si espande così per tutta la città mentre la ragazza, portatrice sana, fugge via da un destino che per lei sembra comunque segnato.
Inutile evidenziare come l’aspetto più interessante del film vada ricercato proprio nell’ossessione del regista per la metamorfosi e la contaminazione, per i corpi umani che infettati dalla scienza cambiano la loro essenza trasformandosi in ammassi di carne mostruosa non priva però di umanità, il personaggio di Rose è una figura tragica, vittima e carnefice allo stesso tempo, la vicenda si sviluppa seguendo il suo punto di vista, che poi è il punto di vista della mutazione maligna cresciuta fuori e dentro di lei.
Rabid è chiaramente un film a basso budget, Cronenberg fa miracoli con i mezzi a disposizione e con un cast a dir poco anomalo, per il ruolo della protagonista il regista voleva Sissy Spacek ma il produttore scelse invece Marylin Chambers, attrice porno in quegli anni lanciatissima dal film cult Dietro la porta verde (che molti per importanza paragonano a Gola profonda).
La Chambers tutto sommato diede una prova più che convincente e lo stesso regista ne rimase soddisfatto, insieme a lei recitano volti poco noti come Frank Moore (Hart) e Joe Silver, ma non è sugli attori che il film punta forte, è la visione di Cronenberg (di certo ancora acerba) a dominare l’intero impianto narrativo, ad affascinare per il suo sguardo morboso e per il nichilismo di fondo, il regista stava ancora perfezionando la sua tecnica, quella che poi lo rese portatore sano di un nuovo sottogenere (il body-horror).
Ma il canadese era già parecchio avanti e lo dimostra l’inserimento nel contesto narrativo del discorso sulle cliniche di chirurgia plastica, che ben si lega al materiale di partenza ma che per il periodo era di sicuro innovativo.
Rabid è un opera imperfetta come lo sono tutte quelle che portano avanti una visione di cinema non ancora esplosa completamente, nonostante questo il film risulta coinvolgente e morbosamente accattivante, sono i primi vagiti di un idea di horror che nasce dal corpo e che dal corpo si alimenta, ma Cronenberg era già un visionario e il suo cinema mostrava ambizioni alte pur partendo dal basso e dalla pochezza dei mezzi a disposizione.
Nonostante i suoi limiti Rabid è un opera fondamentale per capire il percorso artistico di uno dei più grandi registi contemporanei.
Voto: 7.5
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