Regia di Gianfranco Mingozzi vedi scheda film
Ispirato da un tragico fatto di cronaca avvenuto nel XV Secolo (l'invasione saracena) Flavia la monaca musulmana rappresenta un tipo di cinema iconoclasta ovvero controtendenza: dalla parte delle donne e avverso alla istituzione religiosa. Il tutto ammantato da una forte dose di violenza gratuita, che non contribuisce di certo a renderlo un buon film.
Puglia, XV Secolo. Costretta in convento per volere del padre, Flavia (Florinda Bolkan) è seguita e protetta dall'ebreo Abraham (Claudio Cassinelli) con il quale -stanca delle rigide imposizioni di clausura e disgustata dalla prevaricazione maschilista- tenta la fuga. Viene prontamente rintracciata, e punita severamente, mentre a distanza di poco tempo si sviluppa la "battaglia di Otranto" che vede sbarcare le truppe saracene: Flavia, carica di rabbia e rancore, simpatizza con Amhed, capo delle milizie orientali e indirizza i musulmani contro il convento, all'interno del quale viene compiuta una vera e propria mattanza ...
"Flavia Gaetani,
non ancora una musulmana;
non più una cristiana,
fu punita come una monaca fuggitiva".
Così recita la didascalia sui titoli di coda facendo anche riferimento al "martirio degli 800 di Otranto", evento che simboleggia l'invasione musulmana e nel quale viene calata la vicenda -dalle forti connotazioni femministe- di Flavia.
Personaggio che lentamente ma senza recupero, sprofonda da nobili intenzioni a basse e deprecabili azioni. Al punto che il supplizio al quale va incontro sembra essere quasi dovuto, meritato, certamente inevitabile.
Il film, pur essendo di ambientazione conventuale, si discosta nettamente dal filone poi in voga, quello sexploitation a base di monache e novizie ma anzi, assieme a La badessa di Castro e Le scomunicate di San Valentino costituisce una trilogia altamente drammatica realizzata nel medesimo anno, il 1974. Dei tre film questo di Mingozzi è però quello più estremo, caratterizzato cioè da scene di esplicita violenza che, all'epoca, ha suscitato diverse critiche. Oltre alla (reale, quanto gratuita) castrazione di un cavallo, resta impressa la sequenza di una monaca che entra ed esce dalla carcassa di una mucca appesa e sventrata. L'accumulo di efferatezze -inaugurate con una condanna a morte nei confronti di una monaca che "ha peccato" alla quale viene reciso un capezzolo, già ustionato, come preambolo alla morte- si fa quasi insostenibile soprattutto dopo l'invasione musulmana.
Ma al di là del banale effetto "disgusto" e pur apprezzando l'idea di base, ovvero della ribellione femminile all'iniquo predominio maschile imposto anche nella religione (Padre, Figlio e Spirito Santo), Flavia la monaca musulmana è un film noioso che non riesce a farsi apprezzare anche se gli attori tentano di fare del loro meglio. E in questo la Bolkan è davvero brava e convincente e riesce a calarsi, con particolare capacità mimica, pienamente nella parte. Anche lo score di Piovani è di qualità e tutto questo contribuisce maggiormente a rendere più forte il senso di delusione provocato da un film che purtroppo (personalmente) tocca definire "brutto".
Curiosità
Già nelle sequenze iniziali si intuisce che il film sarà orientato alla violenza più estrema quando si assiste ad una decapitazione con spada: vittima Ciro Ippolito, regista (di Alien 2 soprattutto) e attore che è presente anche nel già citato film di Armando Crispino, La badessa di Castro.
Titolo disponibile su supporto Dvd grazie alla Cecchi Gori che lo ha inserito nella collana Cinekult curata da Nocturno cinema. L'edizione rientra nella media qualità, con il film proposto nel formato 1.85:1 e una pulita traccia audio 2.0. Extra composti dal trailer internazionale, una galleria fotografica e uno speciale di circa 18 minuti (Io, monaca...).
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