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Flavia la monaca musulmana

Regia di Gianfranco Mingozzi vedi scheda film

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La recensione su Flavia la monaca musulmana

di mm40
2 stelle

Si parte con una testa mozzata ed impalata in una lancia: e sono solo i titoli di apertura. Poi verranno torture di ogni genere (ma la sceneggiatura di Mingozzi-Tau-Onofri-Di Geronimo predilige senza indugio alcuno quelle sessuali), bestie scorticate (compresa l'evirazione di un cavallo: idem come sopra), stupri all'aria aperta in pieno giorno e perfino una bella scorpacciata di cannibali ghiottoni. Tanta violenza messa assieme in un film è ammirevole, soprattutto se accostata all'alto tasso erotico delle immagini, con la macchina da presa di Mingozzi che spesso ama indugiare sui particolari morbosi: Flavia, la monaca musulmana è uno splatter-porno soft di serie B (zona bassa della classifica) con una protagonista, la Bolkan, sprecata ed una trama sgangherata, il cui unico interesse - al di là delle prurigini e della smodata sete di sangue - pare essere quello di mettere nell'angolo il cristianesimo, o perlomeno ciò che si è fatto, in tempi bui come quelli raccontati dal film, in suo nome. Se le cose stessero così, il fallimento del progetto non disturberebbe nemmeno più di tanto; ma c'è un dato di fatto che invece lascia perplessi ed amareggiati, ed è che Mingozzi proviene dalla scuola di Fellini (e nel periodo più florido ed effervescente: fu assistente alla regia dei capolavori La dolce vita ed 8 e 1/2): come è potuto succedere? 3/10.

Sulla trama

Siamo nel 1400, Flavia è costretta a prendere i voti e rinchiusa in un convento pugliese. Qui accade ogni genere di sopruso, fino alla tortura a morte, e l'arrivo dei musulmani - che metteranno a ferro e fuoco la città - non può che migliorare le cose.

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