Regia di Sergei Loznitsa vedi scheda film
Niente di nuovo sul fronte occidentale, Loznitsa lo sa ma vuol continuare a dirlo, che nessuno dimentichi i riti nefasti della tribù.
Un found footage di Loznitsa è sempre un’avventura dello spirito, lo immaginiamo scavare negli archivi del cinema con una idea cristallina in testa, prelevare i nastri impressionati che gli servono e via, il film, o meglio il corto (20’), prende una forma che è pensiero, visione del mondo, ironia e sberleffo.
Ogni inquadratura, ogni primo piano, ogni taglio di scena è armonia, senso senza parole, lucida impressione dello sguardo sull’oggetto.
E poi, in chiusura, ci regala il sublime, quel che vola sopra le miserie umane e dice che c’è altro, che non tutto è così, che l’umanità ha una possibilità, ancora.
Siamo a Parigi, dodici o più red carpet assemblati delle serate di gala organizzate dall'Opera di Parigi al Palais Garnier negli anni '50 e '60.
Cambiano le facce, le pellicce, le coiffures delle dame e le pappagorge dei cavalieri, ma una prima della Scala, oggi, è identica.
Sì, qualcuno è passato a miglior vita, qualche altro sta per farlo, le mamme imbiancano e i figli crescono, e forse, anzi certamente, oggi non ci sono più le folle acclamanti dei poveri cristi respinti da plotoni corazzati; forse, anzi certamente, la gente ha di meglio da fare o, se passa di là, lancia un’occhiata svogliata e mentalmente impreca.
Qualche anima bella forse, anzi certamente, manda insulti, ma a chi volete che importi? E i pomodori costano, meglio una buona insalata.
Allora, almeno, c’era la Callas, e con la sua meravigliosa voce è il sublime che s’invera su questa terra e ci assicura di essere docile, rispettosa obbediente, dolce e amorosa.
https://www.youtube.com/watch?v=kG0BIOgl-aQ
Io sono docile
Son rispettosa
Sono obbediente
Dolce, amorosa
Mi lascio reggere
Mi fo guidar
Ma se mi toccano
Dov'è il mio debole
Sarò una vipera, sarò
E cento trappole
Prima di cedere
Farò giocar
Il parterre de roi le tributa i giusti onori e poi tutti a ciacolar nel foyer, gli incontri che contano, le foto che andranno sui giornali domani, i fotografi e i cineoperatori ci sono per questo, facce note fanno il salutino, badano bene che siano ripresi.
Riconosciamo Chaplin e Bardot, Pasolini che accompagna Maria, Cocteau e queen Elisabeth con corona di brillanti, i duchi di Windsor che non mancano mai, fanciulline in tutu offrono mazzi di fiori grandi come cespugli che saranno buttati a qualche parte, fuori piove e una dama inciampa, abiti troppo lunghi strisciano sul pavée, ombrelli servizievoli coprono e coccarde, medaglieri e mostrine brillano.
E poi arriva lui, lo spilungone, il De Gaulle internazionale, irresistibile, sembra un attore di Hollywood, l’entrata nel palco reale è gloriosa, ma forse meno di quella del “nostro”, e certo la Marsigliese è sempre un bel pezzo che spicca fra gl’inni nazionali.
Fino ad allora un ensemble di corazzieri aveva suonato, stretto in un palco a fianco del proscenio, la marcia trionfale dell’Aida, non sappiamo se si tratti di una licenza d’autore, forse sì, è un bel sonoro per accompagnare tanto splendore che entra a teatro.
Taratatà tatà taratatà tatà dà la cadenza giusta alla crème de la crème dell'élite francese e internazionale che sfila ordinata, due a due, raro qualche single, per andare a sentire la Divina.
Niente di nuovo sul fronte occidentale, Loznitsa lo sa ma vuol continuare a dirlo, che nessuno dimentichi i riti nefasti della tribù.
La musica di Rossini però ci aiuterà a dimenticare, restare sintonizzati.
www.paoladigiuseppe.it
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