Regia di Christopher Landon vedi scheda film
La Blumhouse di Jason Blum è ormai l’arcinoto studio cinematografico specializzato in film horror dal basso budget e dall’altissimo incasso che, da anni, si sta impegnando a monopolizzare il genere tra pellicole di grana bassa ma ad altissimo interesse popolare e pellicole dai forti contenuti sociali (o politici) ma dall’altissima attenzione mediatica.
Della serie: un colpo al cerchio e uno alla botte.
Tra i maggiori risultati degli ultimi anni risultano anche le pellicole Auguri per la tua morte (5 milioni di dollari per un incasso di 120) e il suo seguito Ancora auguri per la tua morte (9 spesi per 65 incassati) entrambi opera di un giovane regista, Christopher Landon.
Figlio d’arte (suo padre, Michael Landon era stato regista e soprattutto attore televisivo in Bonanza e La casa nella Prateria), Landon è stato sceneggiatore di Disturbia nel 2007 prima di trovare stabilmente lavoro proprio alla Blumhouse, scrivendo prima diversi capitoli di Paranormal Activity e, promosso poi a regista, dirigendo Il Segnato e Manuale scout per l’apocalisse Zombie dopo.
E se con i due Auguri per la tua morte il rifacimento in chiave horror di un classico cinematografico come il Ricomincio da capo di Harold Ramis aveva funzionato così bene, sembrano aver pensato Blum e Landon, perché non riprovarci ancora una volta?
E così questa volta l’attenzione ricade ancor più su un classico per teenagers come Freaky (!) Friday (1976) con Barbara Harris e una giovanissima Jodie Foster, madre e figlia particolarmente litigiose che per una qualche strana magia si ritrovano, scambiandosi i corpi, a indossare l’una i panni dell’altra con il risultato alla fine di una maggiore compressione reciproca e, grazie alla vittoria dei buoni sentimenti, il ritorno alla pace familiare.
All’epoca fu un successo al botteghino, con tre nomination ai Golden Globe, e ha dato origine a tre remake ufficiali, il più noto dei quali nel 2003 con Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan e conosciuto in Italia con il titolo di Quel pazzo venerdì.
E perché non combinare quindi la cosa con un altrettanto celebre “venerdì” in quanto precursore del genere slasher e con protagonista un certo Jason Voorhes?
Con il titolo, molto appropriato, di Freaky (che tradotto significa bizzarro), il nuovo film della Blumhouse è una godibile commedia slapstick mascherata da grottesco horror che, proseguendo nel suo indirizzo new wave per il genere promosso da Blum, propone un’ennesima rielaborazione del confronto tra il classico maniaco omicida e la sua "final girl".
Landon prosegue quindi con l’esplorazione del genere slasher in ambientazione scolastica già adottata nei suoi film precedenti sfruttando la sua capacità di scuotere gli stereotipi del genere orrorifico americano raccontandolo sempre in modo molto classico ma miscelandolo con trovate e idee adottate da generi trasversali quando non addirittura alternativi, costruendo comunque un prodotto solido e (quasi sempre) fresco, pur non reiventando niente o spingendosi ad innovarne il genere.
Insieme al co-sceneggiatore Michael Kennedy riesce infatti a riadattare le regole del passato senza però sacrificarne lo spirito, e attraverso l’escamotage dello scambio dei corpi trasforma la "final girl" da vittima a carnefice, così che ogni suo crimine commesso sia comunque imputabile all’omicida ma sia anche percepita dallo spettatore come una rivalsa della vittima che, indirettamente, sfoga ogni sua più inconfessabile pulsione verso i di lei responsabili di angherie e soprusi, e trovando in questo l’applauso convinto del pubblico in sala (o, come in questo caso, a casa).
Al contempo con il suo nuovo corpo la final girl sperimenta un’insolito empowerment insito nel suo nuovo “genere” (maschile) e nella corporatura massiccia (e nella reputazione) dell’assassino, acquistando quindi consapevolezza e sicurezza ed adempiendo alla crescita classica in uno slasher movie ma in maniera diametralmente opposta, non fuggendo dall’assassino per sopravvivere ma immedesimandosi letteralmente in lui e approfittando della soggezione e della paura che provoca verso gli altri.
Un film che si appoggia molto sulle spalle dei suoi protagonisti, un Vince Vaughn intrappolato nel corpo di una screen queen adolescente, perfetto come omicida ma anche eccellente quando interpreta una minorenne, e Kathryn Newton, giovane e magnetica nuova promessa del cinema Made in USA, senza però trascurare il resto di un cast soprattutto di giovanissimi (Celeste O’Connor, Misha Osherovich, Melissa Collazo, Urian Shelton) a supporto del film.
In definitiva Freaky è soprattutto una lettera d’amore ai grandi classici dello slasher movie di ieri, un teen commedy che segue pedissequamente le regole del genere slasher ma che non ha paure di infrangerle quando serve come anche una parodia che propone un approccio anche scanzonato e divertito ma mai irriverente verso le sue radici da teen horror, non solo quindi una mera presa in giro di personaggi e storie alla Michael Myers che non teme di rompere con certe convenzioni.
Ma senza esagerare troppo, però.
VOTO: 6
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