Regia di Marcel Barrena vedi scheda film
16° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE - MIGLIOR FILM
Parlar male di un film incentrato sull'attività di una organizzazione spontanea a carattere umanitario come lo è Open Arms può apparire con lo stesso crudele ed imbarazzante effetto di sparare sulla Croce Rossa.
La vicenda vera dei due bagni catalani che, a seguito dell'orrore causato dalla morte in massa di un popolo di profughi costretti a fuggire e spesso a trovare una morte solo diversa, ma non meno atroce, di quella che sarebbe occorsa restando a casa propria, è sacrosanta e non si tocca.
Nel raccontare le vicende degli eroici bagnini approdati sull',isola di Lesbos per salvare anime, senza finanziamenti, di tasca propria e trattati come ostacoli da una guardia costiera inefficiente e spesso collusa coi trafficanti di anime, è per molte cose specchio di una realtà che merita in tutto e per tutto di essere raccontata.
Certo sarebbe stato meglio, più prudente e salutare tenersi lontana tutta la fastidiosa retorica che spesso proprio dai personaggi secondari (la figlia inesperta del protagonista, la titolare generosa della pensione che li accoglie "open arms" per esempio), e che finisce per dilagare compromettendo molto della lucidità narrativa che, al contrario, sarebbe occorsa per raccontarci più efficacemente la tragedia di un insieme di popoli in fuga.
Peccato davvero, perché il film, travagliato come tanti nel suo concepimento dalla pandemia e da altre concause naturali e metereologiche, possiede un afflato notevole e due interpreti protagonisti - Eduard Fernandez e Dani Riviera, assai validi e motivati, oltre che il solito smargiasso ed adorabile Sergi Lopez, in un ruolo di contorno tutt'altro che superficiale. Certo non tutti possiedono la lucidità dei d'Ardenne - per citare i più rigorosi, utile più che mai in casi del genere per garantire una maggiore dignità narrativa al racconto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta