Regia di Laurent Cantet vedi scheda film
Franck è un giovane universitario che decide di fare uno stage nell'azienda dove lavora anche la sorella e dove il padre è operaio da una vita. Brillante e pieno di iniziativa, è visto di buon occhio dal responsabile, che già gli promette un posto per quando avrà terminato gli studi. Tutto cambia quando il giovane scopre casualmente che il padre sarà licenziato da lì a breve insieme ad altre persone per ridurre i costi e automatizzare la produzione.
Il film di Laurent Cantet parte da un presupposto piuttosto inverosimile, quello di un'azienda che assume un ragazzo, oltretutto nel settore delle risorse umane, quando il padre sta per essere licenziato ingiustamente e senza preavviso. Ciononostante raggiunge l'obbiettivo di rappresentare la "crudeltà" di un ambiente dove gli operai sono in qualche modo degli automi sottoposti a ogni gioco - mentre in un'ottica pratica e cinica conta solo il risultato finale, gli introiti e i ricavi. Particolarmente azzeccata la figura del padre, umile lavoratore ridotto a una perfetta simbiosi con la macchina, tanto da non riuscire a smettere di ripetere i soliti gesti nemmeno quando sa che da lì a poco verrà lasciato a casa e i sindacati hanno già indetto uno sciopero per tentare di salvarlo. Drammatico, soprattutto, lo scontro con il figlio Franck, che a differenza di lui si trova scisso tra il mondo operaio - in cui è nato e cresciuto - e il mondo dei "padroni" a cui invece appartiene per diritti acquisiti e per educazione. Proprio nel divario che separa i due uomini - il vecchio immerso in una sottomessa rassegnazione, il giovane che vorrebbe combattere e cambiare le cose - sembra rispecchiarsi lo scontro tra generazioni lontane che non sono in grado di abbracciassi, capirsi e soprattutto aiutarsi l'una con l'altra.
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