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Risorse umane

Regia di Laurent Cantet vedi scheda film

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La recensione su Risorse umane

di lamettrie
8 stelle

Un buon film sul capitalismo vincente e distruttore degli anni 90. Alla cui fine, ormai da anni stava stravincendo il neoliberismo, coi suoi effetti, fra gli altri, di delocalizzazione e di automatizzazione foriera di disoccupazione: effetti, quindi, di impoverimento delle classi medie e dei ceti bassi in Europa.

La sobrietà, la “direttezza”, la prosaicità e la chiarezza classici del cinema francese vengono qui confermati. Nell’apparente banalità della quotidianità più frusta e trita, emergono, dal micro, tutte le questioni macro rilevanti. Le lotte sindacali contro lo sfruttamento ottengono qui una vivida rappresentazione, che raramente si è potuta avere. Eppure si tratta di pezzi fondamentali di storia, nostra e universale. Che quasi mai vengono trattati, proprio per lo strabordare trionfante del capitalismo, che riesce ad annullare la libera critica delle coscienze su temi davvero decisivi, con la pratica sistematica della propaganda ingannatrice, nelle sue mille applicazioni.

Il padrone, coerente con il metodo appena descritto, è perfettamente reso: falso, avido, impoveritore al fine di arricchirsi, che sfrutta l’intelligenza e gli studi svolti scientemente per fare il male della moltitudine. Purché, però, si sappia il meno possibile della verità di questi crimini contro l’umanità. Che tali sono, se si va a vedere con un minimo di competenza, onestà intellettuale e soprattutto passione per la promozione della massima felicità di tutti.

Splendida, a lungo andare per come si sgrana, è la figura del protagonista: il giovane, indottrinato al capitalismo, educato nel mito dell’uscita dalle ristrettezze a qualunque costo (anche a costo di commettere crimini legalizzati, purché però non si sappia e purché lo si possa dire ricco, grazie anche a tali crimini). La retorica dei genitori che l’hanno fatto, pur in parte meritoriamente, studiare per non essere nelle difficoltà come loro, si scontra con la serietà della coscienza morale del giovane, che giustamente fa l’unica scelta che non sia squallida: denunciare il capitalismo e combatterlo, pur perdendo così incredibili opportunità, in termini di soldi e potere, e quindi ancora di soldi in proiezione futura. Ma pochi, nelle stesse circostanze, hanno fatto delle scelte così giuste e, controvoglia, radicali. Che pure sono indicate come le uniche a farsi.

La splendida galleria dei personaggi è arricchita anche dal padre: appunto, il conservatore, limitato ma buono, pavido ma efficiente, servo ma irreprensibile, che è stato sempre il miglior alleato dei ricchi ladri moderati, i quali sono i padroni del mondo da oltre due secoli, se non da molto prima e da sempre, per altri versi.

Come dimenticare poi la splendida sindacalista? Arrogante, fastidiosa ma, riguardo ai temi che contano per l’interesse di tutti (e non certo solo per il suo!), ha molti meno demeriti degli sfruttatori e dei loro leccapiedi interessati.

Interessanti anche, nelle varie maschere offerte, pure quei dipendenti che, come il cognato, hanno il coraggio e l’intelligenza sufficiente per stare dalla parte giusta, contro il padronato rapace, anche se sprovvisti di risorse intellettuali particolari.

Il film indica, giustamente e implicitamente, la lotta competente, animata dalla giustizia e dal diritto di tutti alla massima felicità, come unico fine politico, che chiunque dovrebbe seguire.    

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