Regia di Tim Burton vedi scheda film
Non un masterpiece ma pur sempre un grande lavoro del maestro. Non so perché molti uomini vanno matti per Christina Ricci. Essendo io un Genius come Burton, ah ah, scelgo Lisa Marie. Ah ah ah.
Ebbene, oggi recensiamo lo stupendo e, purtroppo, a tutt’oggi leggermente sottovalutato, sebbene premettiamo subito che non lo consideriamo affatto un capolavoro, Il mistero di Sleepy Hollow, firmato da quel geniaccio stratosferico e mirabolante, fantasioso, eccentrico regista che risponde al nome di Tim Burton (Big Fish).
Il quale, quasi allo scoccare della mezzanotte della favola di Cenerentola, no, in prossimità del nuovo millennio, cioè a fine anno 1999, uscì nei cinema mondiali, per l’appunto, col suddetto Il mistero di Sleepy Hollow, un mystery thriller assai sui generis con forti tinte e venature orrifiche e, come sovente accade per le pellicole del cupamente onirico Burton, innestato su una magniloquente visionarietà elegantemente dark di matrice favolistica.
Prodotto da Francis Ford Coppola e dalla sua società di produzione, ovvero l’American Zoetrope, partorito dalla valente penna di Andrew Kevin Walker (Seven, Panic Room di David Fincher, prossimamente di nuovo per lui sceneggiatore di The Killer con Michael Fassbender, 8 mm - Delitto a luci rosse di Joel Schumacher) che, per l’occasione, ha adattato e reinterpretato, in forma estremamente fantasiosa e libera, il celeberrimo racconto La leggenda di Sleepy Hollow ad opera di Washington Irving, Il mistero di Sleepy Hollow, a prescindere comunque dalla sua natura letterariamente derivativa, essendo per l’appunto tratto dall’appena suddetta fiaba nera molto arcinota a livello mondiale, è vivificato dall’originalità registica del nostro Tim Burton sempre unico e personalissimo.
Il mistero di Sleepy Hollow dura un’ora e quarantacinque minuti ed è un riuscitissimo mix fantastico di Cinema per l’appunto peculiarmente fantasy a sua volta shakerato all’interno delle prospettive visivo-diegetiche di una storia avventurosa e marcatamente horror che vi terrà col fiato sospeso dal primo all’ultimo minuto, emozionandovi, spaventandovi terribilmente e perfino continuamente divertendovi non poco. Poiché Il mistero di Sleepy Hollow, al di là del suo impianto tenebrosamente ancestrale, pur essendo immerso in atmosfere spesso tetre e dunque scarsamente solari e luminose, è addirittura permeato da situazioni esilaranti quasi da slapstick comedy, è stracolmo di buffi sketch spassosi ed è quasi interamente costruito su dialoghi effervescenti, a tratti intelligentissimamente demenziali.
Insomma, è un film di Tim Burton a tutti gli effetti e, da ogni suo crisma e stilema, si nota immantinente che è una sua riconoscibilissima opus lontano un miglio.
Estrapolandovi la trama de Il mistero di Sleepy Hollow dal dizionario dei film Morandini, con alcune nostre necessarie aggiunte poiché il compianto Morando, in tal caso, si dimenticò di aggiungere, fra le parentesi, gli attori dei rispettivi personaggi del protagonista della vicenda e del suo antagonista “invisibile”, da lui menzionati.
«1799. Ichabod Crane (Johnny Depp), poliziotto di idee progressiste e di metodi razionalisti, è inviato da New York in un paesino nella valle dello Hudson per indagare su una serie di omicidi le cui vittime vengono decapitate. La voce popolare li attribuisce a un fantomatico cavaliere decollato (Christopher Walken). Giunto sul posto, mentre gli omicidi continuano, Ichabod è costretto a fare i conti con l’amore e il soprannaturale, ridimensionando il suo credo illuminista. Liberamente ispirato al racconto La leggenda di Sleepy Hollow (in Il libro degli schizzi 1819-20) di Washington Irving, sceneggiato da A.K. Walker (Seven), l’8° film di Burton è una storia di fantasmi fondata su “l’esitazione tra vero e falso, tra ciò che si offre alla vista e la sua interpretazione percettiva” (A. Di Luzio), sovraccarica di citazioni (i film Hammer, La maschera del demonio di M. Bava, Coppola, Kubrick nei 3 incubi a flashback), autoconsapevole, ma non autocompiaciuto. Ben strutturato nel far coincidere lo sguardo dello spettatore con quello del protagonista e nel suo romantico recupero del fiabesco ottocentesco, ha punti deboli nel sub-plot sentimentale e nell’enfatica colonna musicale di Danny Elfman».
Che dire, dunque?
Superbamente fotografato dal grandissimo Emmanuel Lubezki, vincitore di tre Oscar consecutivi, ottenuti rispettivamente per Gravity, Birdman e Revenant, paradossalmente, Il mistero di Sleepy Hollow se, dal punto di vista prettamente figurativo, è cristallinamente ineccepibile, per quanto concerne invece l’andamento narrativo, difetta abbastanza. Il film, infatti, ha parecchi punti di cedimento nel ritmo e, verso la metà, può indubbiamente risultare soporifero.
Sebbene dunque l’avvolgente e plumbea fotografia crepuscolare di Lubezki doni a tale pellicola di Burton delle tonalità ammantate perfino di fascinosa morbosità paurosa, permetteteci la seguente licenza poetica, Il mistero di Sleepy Hollow si rivela, nella sua totale compiutezza, un’opera meno magica di altre di Burton, parendo difatti poco spontanea ed eccessivamente studiata e artefatta.
Malgrado ciò, rimane una perla inestimabile in quanto i notevolissimi pregi sopperiscono alle sue perdonabili lacune.
Cast strepitoso ove, oltre ai succitati Depp e Walken, risaltano le presenze dell’ex conturbante Lolita di nome Christina Ricci, Casper Van Dien, Jeffrey Jones, Michael Gambon, Miranda Richardson, la magnifica Lisa Marie (ex di Burton, Mars Attacks! docet), il folgorante cammeo nell’incipit d’un subito decapitato Martin Landau (non accreditato e indimenticato Bela Lugosi di Ed Wood), Christopher Lee.
Inoltre, in questo film, l’ex habitué di Burton e suo attore feticcio per antonomasia, naturalmente Johnny Depp, è quanto mai in parte e il suo carnato pallidissimo, al limite d’una dionisiaca bellezza spettrale e diafana quasi mortifera, grandiosamente s’intona al clima invece, al contrario, molto scuro della storia da noi vista.
di Stefano Falotico
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