Regia di Tim Burton vedi scheda film
Affascinante trasposizione cinematografica del racconto: "La leggenda della valle addormentata" di Washington Irving. Forse non tutti sanno che, prima di questa, esistevano già altre due pellicole ispirate a tale racconto, una prodotta dalla Disney dal titolo omonimo e l'altra diretta dal regista Henning Schellerup, dal titolo "La leggenda di Sleepy Hollow".
La versione di Tim Burton è certamente migliore in stile, contenuti e visionarietà. Un’opera che cattura e intriga.
Il regista stavolta sceglie di dirigere un vero e proprio horror e non un semplice dark fantasy. Ritroviamo le sue classiche ambientazioni gotiche con scelte cromatiche adeguate da cui traspare poca luce, e in questo caso, il luogo principale in cui prendono vita tutti gli avvenimenti è una foresta incantevole e spettrale - degna degli horror della Hammer Productions – che fa sentire catapultati in una sorta di regno magico costantemente in bilico tra incubo e realtà.
Molto suggestivi e inquietanti i flashback vissuti tra delirio e sobrietà dal protagonista Ichabod Crane. Rivestono un ruolo significativo e fondamentale nella storia. Il loro gioco e intreccio psicologico rivelerà in modo graduale i traumi infantili dimenticati da Ichabod.
Il film coinvolge, incuriosisce e fa inorridire, ma possiede anche una vena comica tipica del cinema Burtoniano. È il personaggio di Ichabod, con il suo modo di fare fragile e delicato, a donare ilarità e un po' di respiro alla storia, che fatto raro nella filmografia del regista, ha un lieto fine.
Gustose le sequenze di azione, soprattutto quelle finali sono avvincenti. Buona la sceneggiatura ricca di mistero, aforismi e accenni poetici; ritmo un po’ incostante a seconda delle situazioni; narrazione piacevolmente onirica; scenografie perfettamente cupe e colonna sonora adeguata.
Ciò che manca alla trama, forse, è un po’ di romanticismo. Poco chiara la natura del rapporto tra Ichabod e Katrina.
Il cast è ricco di attori noti. Johnny Depp è riuscito ancora una volta a rendere il suo protagonista intenso e ironico al tempo stesso e, per la prima volta in un film di Tim Burton, lo si può guardare recitare al suo stato naturale, senza né trucchi bizzarri né travestimenti.
Superlativo Christopher Walken nel ruolo dello spettro crudele e psicopatico – ruolo a cui sembra essersi abbonato per anni!
Le sue sequenze sono quelle più travolgenti, terrificanti e adrenaliniche del film. Indimenticabile e meravigliosamente raccapricciante la sua dentatura.
Ben calata nel suo ruolo anche Miranda Richardson. La scena finale delle dita della sua mano che si muovono lentamente, quando rimane prigioniera per sempre nell’albero malefico della foresta, turba gli animi.
L’unica fuori parte è Christina Ricci. A parte che bionda non si riesce a guardare, si è rivelata insipida e del tutto inadeguata al ruolo assegnatole. Sarebbe stato meglio vedere una Winona Ryder al suo posto, decisamente più leggiadra e più espressiva.
Nel complesso il film non è un capolavoro, ma è comunque godibile e coinvolgente.
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