Regia di David Fincher vedi scheda film
Forte di un bianco e nero pulito come la sua regia, David Fincher ci racconta la mente geniale e cinica di Herman J. Mankiewicz, sceneggiatore della Hollywood classica nonché autore dello script del capolavoro Quarto potere.
Mank ci mostra i tre mesi di gestazione del copione, ripercorrendo attraverso svariati flashback i momenti che ispireranno Mankiewicz per il suo lavoro; trattandosi di un'opera narrativa e non documentaristica, Fincher, riesumato lo script scritto dal padre circa vent'anni fa, si interessa molto al legame tra il protagonista e la sua opera nascente, dalle disilluse aspettative, limitate infatti al sogno di una paga onesta, alla ritrovata ispirazione artistica.
Opera visivamente splendida e debitrice di un mondo del cinema che non esiste più, Mank pecca purtroppo nel guardare eccessivamente alla fonte originaria: molti passaggi del film, infatti, risulteranno difficilmente decifrabili a chi non conosce bene la pellicola di Orson Welles. Il sottoscritto, per esempio, Quarto potere lo ha studiato approfonditamente all'università; eppure, alcuni dialoghi mi sono risultati oscuri. Se lo si guarda con meno pretese, invece, ci si trova di fronte ad un eccezionale esercizio di stile, con un Gary Oldman in gran forma.
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