Regia di René Clément vedi scheda film
Non va oltre una risicata sufficienza questo un pò pasticciato adattamento cinematografico del romanzo Joy House di Day Keene dove amoralità e cinismo sono trattati con eccessiva leggerezza in un susseguirsi di inganni e di trasgressioni un pò osè, ma alla fine poco accattivanti e persino un pò stancanti. Clement cerca di "fare il verso" al cinema di Hitchcok del periodo più classicheggiante, adeguandosi ai tempi nei ritmi più forsennati della narrazione, ma non si dimostra (questa volta) assolutamente all'altezza del maestro (la sua è solo una pallida e un pò forzata"imitazione" che non regge assolutamente il confronto). Ne esce fuori un film sconclusionato e inverosimile fra personaggi violenti e piuttosto antipatici, successioni convulse di scene apparentemente insensate e una certa dose d'erotismo (necessaria a mantenere viva l'attenzione più di quanto non riesca a farlo l'intreccio giallo del racconto).. La formula, aggiornatissima nel montaggio e nelle azioni, funziona però troppo a corrente alternata e raggiunge buoni risultati solo all'inizio e soprattutto alla fine del film (il colpo di scena conclusivo è improbabile ma simpaticamente accattivante). Il cuore del racconto manca invece di convinzione e persino di eleganza (il che sorprende un poco considerando il nome del regista), Nemmeno gli attori aiutano a conseguire un risultato migliore,e soprattutto completamente soddisfacente: tutti e tre molto decorativi, non hanno però abbastanza spirito (carisma?) per rendere davvero divertente il gioco, e alla fine arriva la noia a guastare la festa ingenerando una certa dose di noia che rischia di sfociare nella sonnolenza. Le cose migliori sono la fotografia di Henri Decae e le musiche di Lalo Schifrin (oltre naturalmente ai "vertiginosi" corpi di.Jane Fonda e Lola Albright).
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