Regia di Mario Bonnard vedi scheda film
La principessa Alba è stata rapita del Duca di Bolsena; Leonetto Ardenghi parte insieme a Fra’ Silenzio per liberarla, ma i due vengono a loro volta catturati. Un manipolo di avventurieri aiuterà Leonetto, Alba e il frate a fuggire, ma il padre della ragazza rimane prigioniero del Duca, che chiede la mano di Alba in cambio della liberazione dell’uomo. A quel punto Leonetto non ci vede più dalla rabbia e corre a uccidere il malvagio Duca.
Il solito concentrato di azione, avventura, (discreto) ritmo, combattimenti, sentimenti facili e – ça va sans dire – sottotrama rosa che si colloca idealmente nel filone denominato ‘cappa e spada’: I masnadieri rappresenterebbe un’opera comune, se non banale, per molti altri registi, mentre per Mario Bonnard finisce per simboleggiare la degna chiusura di una carriera quasi cinquantennale (il suo primo lavoro risale al 1916, appena 27enne) sempre all’insegna del cinema ‘popolare’. Melodrammi e commediole sono stati principalmente la cifra della sua filmografia: pellicole semplici nella struttura, ma di solido artigianato nella fattura concreta; anche in questo caso, ormai settantaduenne, Bonnard mette in piedi un lavoro sufficientemente curato, che sa catturare l’attenzione del pubblico in cerca di evasione. E lo fa con una sceneggiatura da lui stesso firmata insieme a Nino Minuto e con un cast di interpreti non troppo altisonanti, ma tutti validi e perfettamente in parte: Livio Lorenzon, Yvonne Sanson, Antonio Cifariello, Daniela Rocca, Franco Ressel, Giulio Donnini e Folco Lulli sono i principali, con un ruolo importante, ma quantitativamente marginale (Papa Sisto V) per il grande Salvo Randone. Le musiche, apprezzabili, sono del fratello del regista, Giulio Bonnard. 3,5/10.
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