Uno degli ultimi lavori di Luigi Magni, trattasi purtroppo di un film bruttissimo. In una cornice mediocre si snoda una storia dal ritmo monotono, come è monotona l'attrice principale.
Film del 2000 diretto dal compianto Luigi Magni, autore nei primi anni '70 di pellicole interessanti, come ad esempio Nell'anno del signore e In nome del Papa Re.
Questo La carbonara è il suo ultimo film per il grande schermo (La notte di Pasquino è un prodotto per la televisione) e vede la partecipazione di un attore ottimo, conosciuto e pluripremiato quale Valerio Mastandrea.
Purtroppo, però, l'ultima fatica cinematografica del regista è decisamente un film terribile.
La fattura tecnica e registica è decisamente di bassa qualità.
La sceneggiatura è poverissima e le vicende sono legate tra di loro con lo sputo, oltre che piene di buchi di trama e assurdità.
I dialoghi sono scritti svogliatamente, oltre che in un opprimente dialetto romanaccio.
Il ritmo è praticamente inesistente, la noia pervade il tutto e verso l'epilogo diventa insostenibile.
Vogliamo parlare poi del cast?
Oltre a Valerio Mastandrea, che qui figura come personaggio secondario in una parte che non gli si addice per nulla, scrivo due righe solo sulla vera protagonista: Lucrezia Lante della Rovere, già affermatasi come un'attrice (se attrice la possiamo definire) dall'espressività e dal tono decisamente monotoni, che qui è addirittura protagonista, quando invece sfigurerebbe persino recitando nella parte di un piatto di spaghetti.
Potrei concludere la recensione, visto il titolo del film e il suo piatto forte, con un paragone a sfondo culinario: è come se in una carbonara avessero sostituito il pecorino con del sapone, il guanciale con dei pezzi di fondoschiena di asino morto e avessero passato il tutto, invece che con sale e pepe, con urina e bava.
E solo a scrivere mi sta venendo da vomitare il pesce che ho da poco mangiato a pranzo...
Voto: 1,5/10.
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