Regia di Vittorio Cottafavi vedi scheda film
L’imperatore romano Claudio sposa la vestale Messalina, donna subdola che dimostra fin da subito le sue pessime intenzioni. Messalina arriva perfino a ordire un attentato contro il marito, ma a sventarlo interviene il centurione Lucio Massimo, in passato amante della donna.
Nonostante siamo in piena epoca del peplum e il titolo non possa trarre in alcun modo in inganno, Messalina Venere imperatrice non è il tipico film del filone cui pure, per ambientazione ed argomenti, appartiene; al centro della trama non c’è la solita storia di ingiustizie e vendette, bensì il ritratto di una psicologia complessa come quella del personaggio di Messalina. La sceneggiatura di Ennio De Concini, Carlo Romano, Mario Guerra e Duccio Tessari – che dirige anche la seconda unità – non è però sufficientemente sviluppata in profondità, per quanto tenti di scavare nella mentalità della protagonista e di fornirne un ritratto convincente, dotato di reale spessore; quantomeno la scrittura e la confezione della pellicola non scadono comunque nel banale e nel poveristico che caratterizzeranno la maggior parte dei lavori di genere affine in quegli anni e nei successivi. Questo soprattutto grazie alla scelta di affidare la regia all’esperto Vittorio Cottafavi, la cui carriera era ormai lanciata sul piccolo schermo, ma che aveva precedentemente dimostrato anche su quello grande di sapersi far valere con un cinema, sì, popolare, ma non dozzinale. In secondo luogo va rimarcata poi la presenza di una protagonista d’eccezione come Belinda Lee, destinata purtroppo a una prematura scomparsa, ma all’epoca vera e propria diva; nel cast troviamo inoltre, fra gli altri, Marcello Giorda, Spyros Fokas, Carlo Justini (cioè Giustini), Aroldo Tieri, Giancarlo Sbragia, Giulio Donnini, Mino Doro e, in una particina, Giuliano Gemma. Fotografia di Marco Scarpelli, musiche di Angelo Francesco Lavagnino, produzione Emo Bistolfi. 3,5/10.
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