Regia di Virgilio Sabel, Lambert Santhe vedi scheda film
Pseudoinchiesta sulle abitudini sessuali in Polinesia, sorta di paradiso terrestre in cui non esistono inibizioni o tabù nel sesso; vengono rilevate analogie con la libertà di costumi del nord Europa e profonde, insopprimibili differenze con la puritana (almeno a parole) Italia.
Virgilio Sabel è cresciuto artisticamente come aiuto regista di, fra gli altri, Franciolini ed Emmer; colpisce in particolare quest'ultimo nome, legato a un documentarismo d'arte, asciutto e di indubbio valore estetico. Colpisce proprio perchè Nude, calde e pure rappresenta l'antitesi del cinema emmeriano, richiamandosi piuttosto, senza mezzi termini, all'opera di Jacopetti e soci, ovvero inserendosi di diritto nel filone dei mondo movie. Un lavoro insomma dalle presunte intenzioni cronachistiche, di indagine giornalistica, che riversa invece una buona quantità di luoghi comuni, argomenti pruriginosi e leggerezze nel commento (voce off di Sergio Talvena) su un girato spesso e volentieri di pura finzione, cioè messo in scena ad hoc e tutt'altro che documentaristico come si vuole lasciar intendere. Un film più ingenuo che malizioso, più maldestro che stuzzicante. Insomma, rispetto al già mediocre In Italia si chiama amore - dai simili spunti contenutistici - girato l'anno precedente, qui si scende in maniera netta sul piano qualitativo: anche le immagini francamente non sono poi granchè significative. Sabel, che qui viene affiancato nei crediti di regia da un certo Lambert Santhe (presumibile pseudonimo, poichè il Nostro figura come Vir Sabek), dopo questa sua terza prova in lungometraggio abbandonerà il mondo del cinema, ripiegando sul piccolo schermo. 1,5/10.
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