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Bo Burnham: Words, words, words

Regia di Shannon Hartman vedi scheda film

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La recensione su Bo Burnham: Words, words, words

di mm40
6 stelle

Il primo one-man-show di Bo Burnham, cantautore, intrattenitore e stand up comedian, tra canzoni surreali, haiku spietati e una salva di battute politicamente scorrette.

Anche dopo averlo visto, ancora non ci si crede: Bo Burnham ha appena diciannove anni quando va in scena con questo spettacolo interamente scritto da lui, che mescola sapientemente musica e comicità nel nome del politicamente scorretto e della demolizione degli stereotipi, con un umorismo perennemente a cavallo fra estremamente alto (riferimenti culturali, letterari) ed estremamente basso (le battute sul sesso si sprecano). Un’ora tonda di durata, nella quale il giovane comico (“Ma preferisco essere chiamato prodigio”, si schermisce lui in una delle sue boutade) si alterna tra pianoforte, chitarra e microfono con una presenza scenica da assoluto veterano, capace persino si improvvisare qualche rispostaccia azzeccata alle reazioni e alle provocazioni del pubblico. Davvero incredibile, davvero eccellente per l’età, anche se naturalmente il materiale risulta qua e là un po’ grezzo o ridondante – per dire: l’argomento nazismo è sfruttato fin troppo spesso – ma se questo fosse l’one-man-show di tanti artisti ben più quotati e dalla maggiore esperienza sul palco rispetto a Burnham, ci sarebbe comunque parecchio da ridere e da applaudire. A curare la regia di questa produzione Comedycentral registrata dal vivo in un teatro bostoniano c’è Shannon Hartman, già collaboratore tra i tanti di Louis C. K. e di Bill Burr; what. (sic), il secondo spettacolo del dotato perfomer, arriverà tre anni più tardi, nel 2013. 6,5/10.

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