Regia di Louis C.K. vedi scheda film
Il rapporto con le figlie di 9 e 12 anni, la paura dei pipistrelli, quella della morte, il razzismo, il sessimo: tutto questo e molto altro in un’ora di monologo di Louis C.K.
Sul palco del Comedy store c’è Jay London vestito da straccione, con dei grossi e sporchi rasta sulla testa, che snocciola battute nonsense e giochetti di parole non troppo lineari; il pubblico reagisce con freddezza: ma è tutto preparato, naturalmente, perché questo è soltanto l’opening act, il breve sketch di apertura dello spettacolo di Louis C.K., la star sul cartellone. Il celebre comico americano sale quindi al centro della scena per recitare un’ora di monologo coinvolgendo – come da tradizione della stand up – i massimi sistemi e la vita privata quotidiana, sesso-religione-politica e la propria famiglia, le proprie miserie e i propri splendori (oggettivamente limitati rispetto alle miserie). Louis C.K. non va per il sottile e non mancano volgarità ed eccessi; alle battute associa una mimica molto pronunciata che contribuisce non poco all’effetto comico complessivo. L’attore è anche autore del copione e montatore di questo lavoro, girato in un locale losangelino. 6/10.
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