Regia di Ben Hopkins vedi scheda film
Simon Magus, figlio di un ebreo e di una gentile, vive nella Slesia dell’800. Simon e la sua terra hanno qualcosa in comune, sono dei borderline, vivono una vita di confine; la Slesia sempre pronta a cambiar padrone e Simon, che vive un’esistenza bestiale ondivaga tra follia e normalità, non riesce a regolare le sue due nature etniche e religiose. Vorrebbe essere un buon ebreo e invece rischia di coinvolgere la sua comunità in un losco affare commerciale che potrebbe decretarne la fine. Simon, come Simon Mago che offrì dei soldi a Pietro per diventare il tredicesimo apostolo, farebbe di tutto per essere accettato, anche vendere l’anima a un diavolo che ha le fattezze inquietanti di Ian Holm. Un film oscuro, notturno, affascinante, con un’anima intellettuale che s’incarna nel conte-poeta Albrecht (il redivivo Rutger Hauer), e in Sara, giovane ebrea convertita alla poesia. Ma talvolta anche un film confuso, che non riesce a trovare un’adeguata collocazione al personaggio interpretato da Holm; è un demone, un dio vendicativo contro gli ebrei traditori del Cristo, il nero abisso dell’inconscio di Simon? Chiunque esso sia sparisce senza alcuna plausibilità, improvvisamente, così come era apparso.
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