Regia di Carlo Borghesio, Fernando Cerchio vedi scheda film
Documentario sui partigiani piemontesi realizzato in tempo reale, sul finire della seconda guerra mondiale.
Dura neppure quaranta minuti, ma questo documentario offre uno spaccato eccezionale – girato in tempo reale, sul finire della seconda guerra mondiale – sulla liberazione dell’Italia dal mostro nazifascista a opera dei movimenti partigiani, come forse nessun altro film è riuscito a fare. Aldo dice 26 x 1 è l’inizio del messaggio in codice trasmesso la sera del 24 aprile 1945 dal CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), che annunciava la prossima resa del nemico; nel corso di questo lavoro si possono osservare i difficili preparativi delle azioni partigiane e parimenti i corpi delle vittime della liberazione recuperati e destinati a una frettolosa, date le circostanze, sepoltura. Le immagini di per sé possono essere di qualità discutibile e probabilmente, girate interamente nel torinese, non rappresentano che una minima parte di quanto avveniva in quei frenetici mesi di violenza e di rinascita nazionale; eppure, al di là dell’inevitabile retorica patriottica a oltranza nel commento in voce esterna (comunque meno fastidiosamente baldanzosa e arrogante di quella fascista, si capisce), Aldo dice 26 x 1 rimane un documento cinematografico importante, girato peraltro da un’accoppiata di registi piuttosto distanti tra loro: il veterano Carlo Borghesio, che di lì a poco abbandonderà definitivamente il cinema ad appena cinquant’anni, e il più giovane Fernando Cerchio, che diventerà in seguito famoso con qualche peplum e soprattutto con alcune pellicole con protagonista Totò. 6,5/10.
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