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Fine di una storia

Regia di Neil Jordan vedi scheda film

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La recensione su Fine di una storia

di michemar
7 stelle

Film, come d’altronde il romanzo, intenso e commovente, drammatico e sofferto, ottimamente interpretato.

La vita di Graham Greene è stata ricca, vissuta intensamente e con molteplici attività, quasi tutte legate alla scrittura: scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, autore di libri di viaggi, critico letterario e addirittura agente segreto. Nella memoria collettiva rimane però come uno dei più importanti scrittori di thriller di spionaggio o di natura politica anche se da questo cliché ne è uscito non poche volte specialmente per scrivere romanzi pervasi dal senso religioso. Infatti l’inglese Greene diventò cattolico nel 1926 e la conversione cambiò non poco il suo modo di pensare e di scrivere. La scrittura del romanzo omonimo da cui è tratto il film drammatico di Neil Jordan fu molto sofferta dallo scrittore perché autobiografico: egli infatti conobbe Catherine Walston, una signora cattolica e moglie di una influente persona, con cui ebbe una tormentata e lunga relazione e che lo portò sì alla conversione ma che lo fece soffrire intimamente per il forte senso di colpa. Non poche volte i suoi romanzi trattarono infatti le battaglie e le crisi dello spirito umano (Il potere e la gloria, Il console onorario, Il nocciolo del problema, ecc.). A quella donna che amò moltissimo riservò perfino la dedica del libro: nella edizione inglese fu timidamente “A C.” e in quella americana in maniera più aperta “A Catherine”.

 

Tutto ciò risalta nella versione cinematografica di Neil Jordan, tutto viene ottimamente rappresentato dalla sua attenta regia e dalla bellissima fotografia di Roger Pratt (che ebbe una nomination agli Oscar), cupa e tenebrosa proprio per esaltare i tormenti dei due protagonisti, cattolici convinti ma adulteri senza scampo. Ancora una volta l’interpretazione di Julianne Moore è strepitosa, anch’essa nominata agli Oscar, e Ralph Fiennes non le è da meno, perfetta incarnazione di un uomo combattuto tra l’amore e i sensi di colpa. Al loro fianco bravo anche uno degli attori fissi del cast dei film del regista irlandese, il quasi immancabile Stephen Rea, nei panni del marito consapevole e taciturno. Film, come d’altronde il romanzo, intenso e commovente, drammatico e sofferto, ottimamente interpretato.

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