Regia di Neil Jordan vedi scheda film
Le storie possono finire, l’amore di una vita, nei casi più fortunati o disperati (dipende), non vuole finire mai. Torna, mimetizzato e silenzioso, nei gesti, nelle gocce di pioggia, nelle parole, negli sguardi, nei gemiti e in quelle attese rivissute nella memoria con dolce e necessaria monotonia. Maurice Bendrix (Ralph Fiennes) si mette alla macchina da scrivere e pesta sui tasti per elaborare, con un “diario di odio”, di gelosia, di scetticismo religioso, di malinconia e di nostalgia rabbiosa, il lutto, la passione e il disamore per Sarah (Julianne Moore), moglie infelice di Henry (Stephen Rea). Il tempo dei ricordi e della scrittura del romanziere è una scatola ad incastri, un labirinto di specchi dove il presente sconfina nel passato e un luogo e un suono che appartengono a stagioni diverse si sovrappongono, si identificano, si confondono nella zona franca dell’anima e dei suoi desideri. I tre protagonisti sono inquieti prima della tempesta (di bombe) che si abbatterà sulla Gran Bretagna negli anni della Seconda guerra mondiale. Maurice e Sarah si amano con abbandono, con la sfrontatezza e con la tenerezza degli amanti. I baci e gli abbracci rubati, mentre Londra si sgretola, hanno il sapore incerto di un’eternità incompiuta. Resa infelice da Maurice che vorrebbe sottrarre Sarah a suo marito, alle sue scarpe, alle sue calze, a tutto quello che le può stare vicino più di quanto possa egli stesso. «Gli amanti sono gelosi, i mariti sono ridicoli»: lo scrittore chiede ossessivamente alla donna di non essere lasciato, di essere amato anche ogni domani della sua vita. Ma un rivale inatteso, Dio, la allontanerà, a causa di un voto, da lui e la porterà nell’unico posto, dove, come dice il detective (Ian Hart) assunto per seguire Sarah, «il passato è passato per sempre». Tratto da uno dei capolavori di Graham Greene, “La fine dell’avventura”, interpretato da un cast magnifico e perfetto in tutti i ruoli, il film è un melodramma emozionante e densissimo. Impossibilità amorosa, infelicità esistenziale, filosofia morale e tormento religioso sono alcuni dei fantasmi messi in scena da Neil Jordan con uno stile impeccabile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta