Regia di Michael Mann vedi scheda film
"Lei sostiene che la Brown&Williamson manipola e regola la dose di nicotina non aggiungendo artificialmente nicotina, ma aumentando l'effetto della nicotina attraverso l'uso di elementi chimici, come l'ammoniaca."
"Il processo è noto come incremento d'effetto: pur non aumentando la dose di nicotina, essa viene chiaramente manipolata. C'è un uso esteso di questa pratica nota come processo ammoniacale e fa in modo che la nicotina venga assorbita più rapidamente dai polmoni, danneggiando il cervello e il sistema nervoso centrale."
Jeffrey Wigand (Russell Crowe) è un biochimico e dirigente della multinazionale del tabacco Brown&Williamson, ma appena licenziato per problemi di gestione emotiva non meglio precisati. In realtà Wigand si ritrova in una posizione conflttuale: giovane padre di famiglia (precocemente canuto) di due bambine di cui una asmatica e marito di Liane (Diane Venora), Jeff vorrebbe denunciare le pratiche con cui la sua ex-azienda intossica la popolazione mondiale trattando il tabacco in modo tale da attribuirgli maggiori proprietà di assuefazione.
Lowell Bergman (Al Pacino) è un autore televisivo d'assalto, responsabile insieme al giornalista Mike Wallace (Christopher Plummer) di un noto programma della CBS, che fiuta lo scoop e tenta di convincere Wigand a rivelare tutta la verità, il quale è però vincolato da un accordo di riservatezza; se lo rompesse, la Brown&Williamson lo rovinerebbe. Frattanto che Bergman e Jeffrey trattano, litigano, si confrontano, arrivano le prime minacce alla vita della famiglia Wigand e spunta pure un cavillo legale a bloccare l'iniziativa della grande emittente CBS...
The Insider è tratto dagli avvenimenti attorno alla causa Wigand/Brown&Williamson, una sussidiaria della British American Tobacco, romanzandone alcuni aspetti per conferire maggiore drammaticità, anche se la crisi familiare dei coniugi Wigand è trattata molto superficialmente.
Diretto da Michael Mann e sceneggiato sempre da lui con la collaborazione di Eric Roth, è un film di due ore e mezzo lento e logorante, forte di un tema principale dalla grande portata ed incentrato sulla deriva psicologica dei protagonisti coinvolti; non mi ha convinto troppo, a dire il vero, la prestazione di un Russell Crowe, la cui parabola ascendente ebbe inizio proprio con questa interpretazione, troppo statico nel suo sbigottimento, mentre Al Pacino è una garanzia e più contenuto del solito.
A prescindere dal ritmo, il film presenta dei difetti: come opera di denuncia, sociale o morale che sia, non risulta forte come dovrebbe proprio a causa di un occhio più attento alle cause personali che non al cuore legato al business delle multinazionali e di un certo giornalismo, entrambi mondi sì criticati, ma senza forzare sull'acceleratore quando ne avrebbe l'occasione (fa eccezione una memorabile scenata di Pacino con i vertici dell'emittente). D'altro canto, però, le vicende di contorno sono poco appassionanti in quanto quelle sì che sono forzate, quasi immotivate o pretestuose (il divorzio, le crisi, i fatti nell'ombra) e non fanno che contribuire alla "diluizione" della durata e alla ricerca sistematica del sentimento.
In difesa va ovviamente rimarcata l'abilità degli addetti ai lavori: i dialoghi sono solidi, la fotografia di Dante Spinotti notevole, incriticabile tecnicamente Michael Mann, ma a mio giudizio anche qui più compiaciuto che funzionale. Ebbe successo limitato di pubblico ma altissimo di critica, eppure secondo me The Insider è un buon film in puro stile-Mann: regista amato smodatamente dai critici e senza dubbio abile, di cui riconosco le qualità ma che mi fa spesso storcere il naso "impedendomi" di poter parlare di capolavoro.
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