Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
La solita, stantìa, decadente ed autoptica estetica greenawayana al servizio d'una farsa macabra e boccaccesca di cui nessuno avvertiva, francamente, il bisogno. Tra suggestioni pittoriche sempre più monodimensionali, vaghi rimandi a stilemi della cultura orientale ridotti a clichè da deridere, improbabili omaggi a Fellini e zoppicanti tentativi di humour nero, Peter Greenaway arranca verso mete come di consueto non esistenti, nè tantomeno espressivamente giustificabili. Attraverso l'ossessiva e paranoide ricerca di simmetrie scenografiche forzatissime ed il sempre più compiaciuto indugiare sugli attributi più freudiani e scabrosi di sessualità deviate e compulsive, il Nostro ci propina da trent'anni lo stesso film, parodia (non consapevole) del Nulla che s'autorappresenta, rimirandosi nudo allo specchio. Le varianti - tutt'altro che impazzite - attengono tutte a riflessi cromatici più o meno studiati e campionari chirurgico-ginecologici di 'mostruosità' niente affatto disturbanti, anzi innocue, tutto sommato accettabilissime e troppo spesso soporifere. Misurabili trasgressioni medio-borghesi da bancari dannunziani in vacanza-premio a SodomaWorld, nuovo parco tematico disneyano per bambinoni in tumulto ormonale pre-senescenza. Un po' poco per poterlo definire 'cinema'. Voi che dite?
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