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Spontaneous

Regia di Brian Duffield vedi scheda film

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La recensione su Spontaneous

di mck
8 stelle

Adolescere spinto.

 

 

“Dobbiamo solamente arrivare al diploma.”

L’opera prima dietro la MdP di Brian Duffield, da lui scritta (dopo “Jane Got a Gun” e “the Babysitter” e “contemporaneamente” a “UnderWater” e “Love and Monsters”, mentre il suo secondo lavoro sarà l’altrettant’ottimo “No One Will Save You”) traendola dall’omonimo e congenere romanzo young adult di Aaron Starmer, è la versione adulta (e non solo perché genitori, insegnanti ed altre autorità sono ben presenti nel film ed eccellentemente rappresentate, inserite ed utilizzate con pochi e giusti tratteggi sicuri ricavati da variegate pennellate decise) e spaventosa di “It Follows” (coi 100/100 al posto del “69”), quella soft di “Elephant” & “Bowling for Columbine” e quella dolce della morale di “Full Metal Jacket”: “Vivo in un mondo di merda, ma non ho più paura.”

 


“Sono soltanto così felice di non esserti esploso addosso!”

A Duffield interessa primariamente raccontare una storia che tratti di come i personaggi reagiscono ad una situazione (letteralmente) incredibile (perché parossistica ed iperbolica rispetto al normale status quo, però riconoscibile come tale - anche se il contesto scolastico risulta un po’ troppo idealizzato, quando non addirittura idilliaco - e perciò riuscita sotto l’aspetto e la funzione della metafora) ma non per questo si astiene dal sostenere architettonicamente con una grezza impalcatura di plausibilità quella stessa storia tanto dal PdV “tecnico” quanto, specialmente, da quello psicologico di caratterizzazione dei personaggi in relazione tra loro, ad esempio con la scena del dialogo...

 

 

...al diner che, per quanto didascalico, riassume bene l’assunto del film, ch’è uno dei più “superficialmente perturbanti” degli ultimi anni, ovvero che la damoclea esplosione spontanea per i ragazzi è sineddoche della morte in generale di tutti, oppure col momento in cui Mara, la protagonista (a latere: la molto brava Katherine Langford di “13 Reasons Why” e “Knives Out” sarebbe una perfetta incarnazione in live action - l’atteggiamento giusto e l’adatto physique du rôle - della principessa Tiabeanie Mariabeanie de la Rochambeau Grunkwitz, detta Bean, di “Disenchantment”), sale sul palco del “Ballo & Diploma 2019” per assumersi le colpe del disastro scatenando così una sincera risposta pavloviana nelle sue compagne di scuola dell’ultimo anno di superiori che dopo di lei su quello stesso assito declamano a loro volta la propria colpevolezza (non certo alla Spartaco, né per un principio imitativo, ma perché è così che si sentono davvero, e lei ha solo consentito loro di dimostrarlo), e quello in cui incontra la madre di Dylan ed entrambe si stendono sulla fresca tomba del ragazzo. 

 

 

“Un pezzo di mandibola mi ha colpita in fronte. Non me ne sono accorta.”

Completano l’azzeccato cast Charlie Plummer (“King Jack”, “Lean On Pete”, “Share”, “MoonFall”, “A Perfect Day for Caribou”, “WildFlower”, “National Anthem”), Hayley Law (“Riverdale”, “Altered Carbon”, “Door Mouse”), Yvonne Orji (“Insecure”), Piper Perabo (“Coyote Ugly”, “the Prestige”, “YellowStone”) e Rob Huebel (“the Descendants”, “Transparent”, “How It Ends”).

Fotografia di Aaron Morton, montaggio di Steve Edwards e musiche di Joseph Trapanese, con “I’ll Believe in Anything” dei Wolf Parade e una versione live della “Fourth of July” di Sufjan Stevens in tracklist.

 

 

Adolescere spinto.

* * * ¾ - 7.5    

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