Regia di Quentin Reynaud vedi scheda film
Discreto dramma sportivo. Buona la prova del protagonista Alex Lutz
Thomas Edisson, è un ex promessa del tennis transalpino, che insegue un’occasione di riscatto. Dopo una rovinosa e inaspettata debacle, è scivolato in fondo alle classifiche e finito nel dimenticatoio degli appassionati. In più ha un ginocchio malridotto da una serie di infortuni. Tuttavia malgrado le sue cattive condizioni fisiche, a 37 anni suonati, non ha ancora nessuna intenzione di ritirarsi e i consigli della moglie e della madre, nonché del medico, cadono nel vuoto. Thomas come capita a molti atleti, che non vogliono rassegnarsi al tempo che inesorabile passa, non si arrende e si iscrive alle qualificazioni del prestigioso torneo del Grande Slam e a onta delle previsioni, supera diversi turni di eliminazione, fino ad arrivare alla grande sfida, in campo contro un giovane e rampante connazionale. La storia è inventata ma assolutamente verosimile; di autentico ci sono la cornice suggestiva del Roland Garros, con i suoi campi di terra rossa e tutto ciò che concerne questo sport e il suo ambiente, comprese le conferenze stampa e gli sponsor. Dunque il Thomas Edisson interpretato con assoluta credibilità da Alex Lutz, non ha mai giocato a tennis, se non sullo schermo, eppure le imprese sportive cui assistiamo nel film, riescono magnificamente a coinvolgere lo spettatore, come accade nel durissimo, sofferto match con il Damien Thosso vent’anni meno di lui. Non sono un esperto di questo sport e quindi non giudico l’aspetto tecnico, tuttavia sul piano emotivo, il livello di realismo raggiunto dalle sequenze di gioco è notevole; la macchina da presa di Reynaud segue i giocatori da vicinissimo, ci mostra i loro sguardi sofferenti e concentrati, gli scambi dalla loro prospettiva, per poi alternare gli highlights dell’ultima partita, usando le grafiche originali del torneo parigino, simulando la messa in onda televisiva. Soluzioni funzionali e visivamente efficaci. L’emozione è palpabile. C’è qualcosa di magico e magnetico, nella sfida “ultima spiaggia” di atleti che sono stati grandi e carismatici. Questo stoico atteggiamento, di non voler accettare la disfatta e andare avanti imperterrito, contro i pronostici, contro gli infortuni, anche se le mani sanguinano, e le ginocchia scricchiolano ,ad ogni costo, superando i propri limiti e gettando il cuore oltre l’ostacolo, ha qualcosa di epico e di eroico. Il film è buono, il finale un po' meno.
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